Tra 12 giorni passerà dal 21 al 22% ma per l’Ue il nostro Paese dovrebbe cominciare a incassare quella evasa piuttosto che aumentarla. Il commissario Šemeta: “Situazione inaccettabile”
Mentre in Italia infuria lo scontro politico per l’aumento dell’Iva dal 21 al 22 per cento, previsto tra dodici giorni, l’Europa lancia un allarme sui mancati introiti di questa tassa che spesso viene aggirata. Secondo i dati dell’Eurostat le casse dei Paesi membri hanno perso, solo nel 2011, 193 miliardi di euro. Il nostro Paese è quello che in termini assoluti perde più soldi a causa dei mancati introiti Iva, nel 2011 ben il 27% di questa tassa non è stato incassato, portando così 36 miliardi in meno nelle tasche dello Stato, ben il 2,3% del nostro Prodotto interno lordo. Con una cifra del genere si sarebbe potuta trovare la copertura per l’abolizione della rata dell’Imu e non solo, se il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, due settimane fa lamentava che il governo doveva trovare “2 miliardi per la seconda rata dell’Imu, 1 miliardo per l’Iva” e “un altro miliardo circa per la Cig e per il rifinanziamento delle missioni all’estero”. Insomma in tutto 4 ‘miseri’ miliardi.
La tassa sui consumi è presente in tutti i Paesi Ue e quasi dappertutto è superiore al 20%. Al di sotto di questa soglia solo Francia (19,6), Olanda (19), Germania (19), Lussemburgo (15), Malta (18) e Cipro (15). In termini percentuali a livello europeo tra quelli che ne incassano meno non siamo i peggiori ma siamo nella top 8. In Romania viene evaso in Iva il 7,9% del Pil nazionale, Pil che però è molto inferiore a quello italiano, e quindi i mancati introiti in termini assoluti sono ‘solo’ 10 miliardi di euro. La Francia, che pure con un 19% di Iva non riscossa nel 2011 ha perso ben 32 miliardi, ha però criticato le cifre della Commissione europea, affermando che secondo le sue stime Bruxelles avrebbe sbagliato i calcoli triplicando le cifre. La commissione dal canto suo ha difeso la giustezza dei suoi studi. Anche se Parigi avesse ragione per l’Italia vorrebbe dire comunque che nelle casse dello Stato mancherebbero lo stesso circa 12 miliardi all’anno all’appello.
“L’importo dell’Iva che viene evaso è inaccettabile, soprattutto in considerazione l’impatto di tali somme potrebbero avere nel rafforzare le finanze pubbliche” ha affermato Algirdas Šemeta, commissario per la Fiscalità. Per Šemeta “è arrivato, per gli Stati membri, il momento di agire”. Il gap tra l’Iva dovuta e quella raccolta non è causato solo dalle frodi, ma anche da bancarotte, insolvenze, errori statistici, pagamenti ritardati ed elusioni legale. Per questo per Bruxelles l’azione di contrasto del fenomeno dovrebbe avvenire su più fronti, il piano dell’esecutivo comunitario per arginare il fenomeno verrà presentato tra poche settimane.
Alfonso Bianchi