Una questione che si apre ora è cosa si definirà “crisi” adesso, dopo la crisi dalla quale, ci si assicura, stiamo uscendo. Ci è stato spiegato da tante autorevoli fonti che quanto successo negli ultimi cinque – sei anni avrebbe cambiato il Mondo. Probabilmente è vero, il mondo è cambiato, e ancora dobbiamo capire bene come. E’ come quando si ruzzola incidentalmente (o per distrazione, o perché si è esagerato il passo): ci si fa un po’ male ma poi ci si rialza, però ci vuole un po’ a capire se una caviglia si è storta, alle volte ce ne accorgiamo solo il giorno dopo.
Questa crisi, che i dotti dividono in un primo periodo “finanziario” e poi “economico” e poi di nuovo tutti e due insieme, prima che si sia vista la luce in fondo al tunnel (Herma van Rompuy) e poi dire che è finita (un po’ tutti) ma che dobbiamo stare attenti (un po’ meno di tutti), ha aperto necessariamente ad una nuova definizione di crisi, visto che il Mondo è cambiato.
Una nuova definizione che andrà trovata, ma che certo ha tra i suoi elementi una cosa che è emersa oggi parlando con Filippo Segato, presidente della Società Dante Alighieri di Bruxelles, e che mi piace dire: il gap tra tecnologia e demografia. Fa rima ma è terribile, vuol dire che oggi la tecnologia va avanti senza alcun collegamento con l’andamento demografico e troppo in fretta cancella posti di lavoro che invece ancora servono. Possiamo fermare la tecnologia? Neanche per sogno, dobbiamo però saperla gestire meglio, piegandola a tutte le esigenze dell’uomo, il non saperlo fare è uno degli aspetti che entrano ora di prepotenza nella nuova definizione di crisi.
I dati europei sulla disoccupazione sono ancora non direi terribili, ma vergognosi. Vergognosi per chi potrebbe fare di più per combatterla e non lo fa. Ma i senza lavoro rischiano di diventare solo un argomento retorico, perché se si afferma che “c’è la crescita” (lasciamo stare l’Italia, dove non c’è, unica nell’area euro pare) ma nel dirlo ci si basa su conti che non considerano il dato delle persone che non hanno lavoro, allora ci si dice una cosa che non contiene tutti gli elementi di analisi necessari a giungere ad una definizione corretta. Perché se la crisi ha bisogno di una nuova definizione, la crescita si sa cosa sia, ed c’è se ne approfittano tutti (o per lo meno la “società nel suo complesso”), se no non è ancora crescita e neanche inversione di rotta, se la disoccupazione continua ad aumentare, come sta facendo. Al massimo vuol dire che i governi hanno un po’ meno debiti e che qualche ricco è ancora più ricco.