Il discorso al Parlamento del Presidente della Commissione quest’anno è stato fiacco e senza visione sul futuro. La difesa strenua del lavoro fatto e dell’europeismo, “ma sono profondamente deluso per la mancanza di proposte”, dice La Via (Ppe)
L’Europa ha fatto tanto per rispondere alla crisi, ma ora che la ripresa è arrivata il rischio è che i governi non sostengano questo processo. Si allinea alle parole di altri responsabili europei come Mario Draghi o Jeroem Dijsselbloem il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso nel suo discorso sullo stato dell’Unione, tenuto oggi a Strasburgo. Si vede che la sfiducia è diffusa.
Un intervento non particolarmente brillante, senza un respiro per il futuro, ma molto in difesa dei risultati raggiunti e dell’Unione europea come valore da difendere, per tutti, anche per gli euroescettici, “perché anche voi siete europei”, ha detto. Sembrava quasi un discorso di addio, visto che sarà l’ultimo davanti a questo Parlamento. “Mi aspettavo di più da Barroso, qualche parola sulle prospettive future”, ha detto l’europarlamentare presidente del gruppo del Pdl Giovanni La Via. “Sono profondamente deluso per la mancanza di proposte concrete per uscire dalla crisi”, ha aggiunto. “Un discorso superficiale e insufficiente, che non spiega perché i cittadini europei non abbiano fiducia nell’Unione europea né cosa abbia prodotto anni di rigore senza crescita”, ha sostenuti il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, David Sassoli.
“In questo momento di ripresa economica fragile, il rischio più grande che vedo è politico, è la mancanza di stabilità, di perseveranza, di coerenza”, da parte dei responsabili politici europei. Ha detto Barroso, che ha passato in rassegna i segnali positivi dell’ultimo trimestri in quasi tutti i paesi colpiti più duramente dalla crisi, salvo che in Italia, dove il Pil resta di segno negativo.
“Qualunque dubbio dei governi sulle riforme da portare avanti viene subito punito dai mercati, mentre le riforme attuate sono subito apprezzate”, ha aggiunto il presidente della Commissione, citando poi il trattato sulla costanza dell’umanista del sedicesimo secolo Justus Lipsius, a cui è dedicato il palazzo del Consiglio Ue.
“Un anno fa – ha continutato Barroso – dissi che nonostante gli sforzi da noi fatti contro la crisi non avevamo convinto cittadini e mercati; un anno dopo la fiducia sta tornando sui mercati e tra i consumatori, gli ‘spread’ sono calati e i paesi più vulnerabili alla crisi si stanno impegnando in riforme che stanno cominciando a portare frutti. In Spagna le esportazioni sono crescite e rappresentano il 33% del Pil, il livello più alto da quando c’è l’euro; l’Irlanda, al terzo anno di crescita, è riuscita a tornare sui mercati dei capitali e le sue imprese stanno ricominciando ad assumere; in Portogallo la crescita è di ritorno; la Grecia ha operato correzioni di bilancio notevoli e quest’anno dovrebbe avere un avanzo primario; Cipro sta attuando nei tempi i programmi concordati, che sono un requisito per la crescita. Per tutta l’Europa – ha concluso il presidente della Commissione – la ripresa è più vicina, e anche se bisogna restare realisti, una rondine non fa primavera, e neanche un bel trimestre, non sottovalutiamo i risultati positivi”. Resta però una disoccupazione altissima in Europa, “che è economicamente insostenibile e socialmente inaccettabile, ha detto Barroso.
Per Barroso, ora, l’Ue deve concentrare i propri sforzi su due obiettivi: lottare contro la disoccupazione giovanile e realizzare l’unione bancaria, ricordando che l’Unione “non è l’origine dei problemi, ma è parte della soluzione”.