Il sociologo, responsabile dei rapporti con il territorio dell’Expo 2015, riflette su come costruire l’Europa dei popoli. E sull’Esposizione Universale: “Sia momento di riflessione sui modelli di sviluppo
@Comodamente intervistati
Istituzioni e territorio. Lontani, sempre di più. Poco importa se si fanno leggi o interventi: la percezione dei cittadini non cambia, soprattutto quando si parla di istituzioni sovranazionali, come nel caso dell’Unione europea. Non ha dubbi Aldo Bonomi, sociologo delle trasformazioni urbane e responsabile dei rapporti con il territorio dell’Expo 2015 di Milano: l’Ue deve cercare di cambiare la sua immagine.
Perché i cittadini sentono le istituzioni europee così lontane dal territorio?
“Penso che l’Europa debba riuscire a cambiare la sua immagine che soprattutto durante la crisi è peggiorata e a fare capire che non è solo la Troika ma che dall’Europa arrivano anche culture, logiche di riconoscimento dei territori. Questo è il punto vero. So benissimo che a Bruxelles si fanno diecimila leggi e diecimila interventi a supporto dei territori, delle regioni eccetera. Il problema è che nella retorica della politica quello che emerge è solo una dittatura di una dimensione finanziaria dello spread che forse è il caso di coniugare e mitigare con altro”.
Come si può fare?
“Bisogna costruire in primo luogo un’Europa che non sia solo l’Europa dell’euro e della finanza ma che sia dei territori e dei popoli. Questa è una grande questione irrisolta, è molto difficile”.
Cosa vuole dire gestire rapporti col territorio di un evento mondiale come l’Expo 2015?
“Significa in primo luogo capire che senza una capacità di rappresentazione del territorio in un evento globale, l’expo rischierebbe di essere una pura rappresentazione da parco a tema. È fondamentale che l’Italia colga occasione per fare una sua rappresentazione. Non possiamo pensare di rappresentarci nella potenza dell’ultimo expo di Shangai o del turbo capitalismo cinese, noi abbiamo una posizione mediana molto interessante”.
Cioè?
“Siamo il Paese in cui il rapporto complesso tra città e campagna ha prodotto una dimensione del territorio non traumatico, o almeno meno traumatico che altrove. Bisogna capire se partendo dalle regioni, dai comuni, dai borghi riusciremo a dare una dimensione della rappresentazione del nostro sistema territoriale che sta dentro questa filosofia. Credo sia importante riuscire a fare dell’Expo un momento di grande riflessione sui modelli di sviluppo. Uno dei modelli di cui tanto si parla è la Green economy quindi io spero che dentro questo discorso l’Expo sviluppi un ruolo”.
Letizia Pascale