Al festival Comodamente si parla della crisi del giornalismo italiano: sugli oltre centomila iscritti all’Ordine, meno di 18 mila contratti a tempo indeterminato. “impossibile garantire qualità se si è pagati 5 euro a pezzo”
“Quale cura per l’informazione al tempo della crisi?” chiede il titolo del dibattito che dà il via ufficialmente all’edizione 2013 del Festival Comodamente. Ma una cura, se esiste, di sicuro non è immediata. Per il momento, fa bene per lo meno riflettere sulla crisi dell’editoria italiana. Una situazione che fotografano impietosi i numeri: “Sugli oltre 100 mila iscritti all’Ordine dei giornalisti – fa i conti Franco Siddi, segretario generale della Federazione nazionale stampa italiana – gli occupati a tempo indeterminato sono appena 17.750”. Poi c’è l’universo dei collaboratori autonomi: “Si va da quelli che guadagnano 1.200 euro all’anno a quelli che stanno entro i 20-22 mila euro, che non sono tanti ma che in quest’area di lavoro ormai lo sembrano”. E ancora più giù ci sono i giovani che ottengono lauree e accumulano master, senza riuscire a trovare uno spiraglio per entrare in questo mondo professionale.
Ma la precarietà dei giornalisti non riguarda solo loro. “Se un giornalista ha un problema economico è ricattabile, soggetto a condizionamenti. Si crea un danno alla democrazia in sé” aggiunge Massimo Zennaro, segretario regionale dell’Fnsi veneta. “Come si fa a garantire libertà d’informazione quando i giornalisti prendono 5 o 6 euro a pezzo?” rincara Orazio Carrubba, direttore della scuola di giornalismo “Dino Buzzati”. Il problema è reale e uno degli strumenti a cui si è pensato per intervenire è il meccanismo dell’equo compenso, per tentare di garantire una giusta retribuzione anche a chi ha contratti precari. Gli ostacoli però non mancano: occorre definire criteri e riferimenti precisi, stabilire una cifra. Un percorso che non si preannuncia semplice, ma “non ci arrendiamo”, promette Siddi. Non può però essere questo l’unico provvedimento. “C’è bisogno di un intervento pubblico. Per la Fiat è stato fatto e anche per altri settori. L’editoria è un settore anche più strategico” chiede il rappresentante del sindacato. Sta però anche ai giornali stessi “cercare di stare sul mercato”, ricorda il direttore di eunews.it, Lorenzo Robustelli: “Ancora oggi alcune testate dei grandi gruppi affrontano costi esorbitanti per mantenere vecchi contratti giornalistici, oggi questo non ha alcun senso”.
Letizia Pascale