Le scelte della politica, in materia europea, in Germania non possono tutto. Anche una cancelliera potente, stimata come Angela Merkel ha un forte freno alle sue scelte: La Corte costituzionale di Karlsruhe.
Finalmente queste elezioni sono arrivate. A Bruxelles si tira un respiro di sollievo dopo che da due anni ogni atto, ogni politica, ogni riunione si è svolta sotto la cappa delle elezioni tedesche, e molte cose son rimaste bloccate proprio da questo appuntamento. “Merkel ha da gestire le sue questioni interne”, è stata la chiave interpretativa di ogni atto compiuto dal governo di Berlino.
La Germania è il paese più grande dell’Unione, è la prima economia dell’euro, ha più eurodeputati di tutti. Ogni mosca che vola da quelle parti può provocare un cataclisma a migliaia di chilometri, come è successo in Grecia. Probabilmente però queste elezioni, come ben spiega Janis Emmanouilidis nell’intervista pubblicata oggi sul nostro sito, cambieranno poco o nulla per l’Unione europea.
Nessuno, basandosi sui sondaggi, crede che Angela Merkel possa vincere le elezioni da sola. Comunque vada ci si aspetta una coabitazione. La questione per Bruxelles è dunque con chi saranno spartiti i prossimi quattro anni. Il punto di partenza per gli eurocrati e anche per molti governi europei è che meno cose cambiano meglio è. Il sogno dei leader del centrosinistra di un nuovo corso socialdemocratico è scomparso miseramente dopo le sconfitte in Italia, gli scarsi successi di Hollande in Francia e la certa “non vittoria” dell’Spd in Germania. Dunque a Bruxelles (dove, oltretutto, nei posti di maggior rilievo ci sono i popolari) sono tranquilli. D’altra parte i veri pericoli per l’Ue vengono dalla destra di Merkel, dove è appena nato un partito che promette scintille alle elezioni, l’Alleanza per la Germania (Afd), movimento antieuropeo che punta a cacciare dall’euro i più deboli (Italia compresa), ma che, ammesso che entri in Parlamento, non dovrebbe influenzare il prossimo governo.
I cittadini tedeschi preferirebbero una riedizione della Grande Coalizione Cdu-Spd, piuttosto che quella con i deludenti liberali. Questo, comunque “non segnerebbe alcun cambio rivoluzionario nelle politiche di Berlino”, dice sempre Emmanouilidis. Se gli alleati non saranno più i liberali ma i socialdemocratici qualcosa cambierà, ma la cancelliera sarà sempre Merkel e il ministro delle Finanze il potente e determinato Schaueble. La squadra dunque resta quella. E l’allenatore, quello che può dire se la squadra sta rispettando gli schemi o no resta la Corte costituzionale, che già negli anni passati ha tenuto tutta l’Europa con il fiato sospeso più volte sui piani di salvataggio dei paesi in difficoltà. Sulla posizione che la Germania decide di avere in Europa, sulla verifica dei patti che il governo sigla, un ruolo determinante lo ha sempre la Corte costituzionale, che tiene il fiato sul collo del Governo se dovesse fare politiche troppo “generose” verso i partner più deboli. Rivoluzioni o salti in avanti non sono possibili.
Un vento nuovo per l’Ue potrebbe arrivare se l’Spd entrerà al governo e se avrà il ministero degli Esteri (visto che quello delle Finanze non si tocca), perché dall’inconsistente Westerwelle si potrebbe passare ad un ruolo tedesco più influente anche nelle politiche diverse da quelle economiche.