Arlacchi (S&D), De Martini (ECR), Vajgl (ALDE): Non permettiamo gli stessi errori fatti in Iraq
Non tutti al Parlamento europeo sono sicuri che Assad abbia usato armi chimiche, e infatti chiedono agli Usa di provarlo, ma qualcuno è invece convinto che a utilizzarle siano stati, più probabilmente, i ribelli. E’ quanto è emerso nella riunione è svolta questa mattina della Commissione Affari Esteri nella quale si è discusso anche della vicenda siriana alla presenza del Segretario Generale del Servizio Europeo di Azione Esterna Pierre Vimont.
“Dal dibattito è emerso come non ci sono prove certe su chi ha utilizzato le armi chimiche che hanno provocato morti innocenti in Siria”, dicono tre eurodeputati di tre partiti diversi: Pino Arlacchi (S&D), Susy De Martini (ECR) e lo sloveno Ivo Vajgl (ALDE).
Secondo i tre, uno del centrosinistra, una della destra ed un liberale, “esistono seri indizi che tali armi possano essere state usate dai ribelli (vedi recenti dichiarazioni di Carla Del Ponte, ispettrice ONU per i diritti umani), come anche dubbi che il regime di Assad non abbia controllato i siti dove tali armi venivano stoccate, ed abbia avuto maggiore possibilità di accesso ai razzi che le avrebbero trasportate”. Secondo Arlacchi, De Martini e Vajgl è “assai poco plausibile che Assad abbia fatto uso di armi chimiche proprio nei giorni in cui erano in arrivo nel paese gli ispettori dell’Onu. Un simile comportamento si sarebbe ritorto solo contro di lui, dopo che Assad stesso aveva già dato parere favorevole alle trattative di pace di Ginevra”.
Per i tre, poi, “prima di invocare ritorsioni ed azioni militari, occorre valutare il fatto che, subito dopo l´attacco, i ribelli abbiano comunicato di non voler più partecipare alla conferenza di Ginevra, che ha tra i suoi presupposti il congelamento dell´attuale situazione bellica, dove gli stessi ribelli si trovano in minoranza. In definitiva, gli unici a trarre sicuro vantaggio dal fallimento delle trattative di pace sono i ribelli, il cui gioco è far ricadere la responsabilità di quanto accaduto su Assad provocando un intervento militare”.
Infine, dicono Arlacchi, De Martini e Vajgl, “l´intervento armato di un gruppo di Paesi senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell´ONU, e in assenza di una indagine credibile sui fatti che dovrebbero giustificarlo, è privo di fondamento legale, ed è una replica dell´attacco all´Irak del 2003. L´intera regione mediorientale pagherebbe ancora una volta, e su scala più ampia, le conseguenze di un uso sconsiderato della forza da parte di potenze occidentali”.
Leggi anche:
– Siria, Parlamento Ue: Kerry mostri le prove di attacchi chimici