Studio di un organismo indipendente per il governo: un uso è fattibile
Non è facile, ma “è fattibile”. Non sarà cosa immediata, ma il potenziale per sostituire il tradizionale kerosene c’è. La Gran Bretagna studia la possibilità di sviluppare biocarburanti per il trasporto aereo. Uno studio della commissione per gli Aeroporti del Regno Unito, un organismo indipendente nominato dal governo di Sua maestà, ha messo in risalto luci e ombre di una risorsa tanto interessante quanto complessa. Quello che emerge in primo luogo è che in Regno Uniti il ragionamento sui biocarburanti è in atto. “Recenti test compiuti dai costruttori e dagli ingegneri meccanici del settore hanno mostrato che l’utilizzo dei biocarburanti nell’aviazione civile è fattibile”, premette lo studio. Il fatto che il costo dei carburanti tradizionali sia in costante aumento è un fattore non irrilevante che spinge il settore a cercare, ma permangono criticità do lungo termine: la sostenibilità (la commissione per gli Aeroporti cita studi delle associazioni ambientaliste e delle ong sull’impatto ambientale) e la possibilità di poter disporre del carburante di nuova generazione su scale industriale (al momento non sembra possibile, e “restano incerti” i tempi in cui sarà possibile).
Ma oltre Manica iniziano a farsi due calcoli: se continua così, se non si pone un limite alla crescita della capacità aeroportuale del Regno, la domanda per l’aviazione civile britannica aumenterà del 200% entro il 2050. Con i carburanti tradizionali e il mercato dei certificati di emissione che fissa tetti annui di produzione di CO2 – il sistema Ets – rispondere a questo aumento della domanda potrebbe essere piuttosto oneroso. Il ricorso ai biocarburanti appare obbligato, e lo studio commissionato per conto del governo sostiene che un uso sostenibile dei ‘biofuel’ sarebbe quello di fissare al 2,5% del consumo totale di carburanti il tetto massimo della quota di biofuel. Ciò che appare importante oggi è avviare la sperimentazione: lo studio della commissione per gli Aeroporti del Regno Unito suggerisce di “sostenere” la realizzazione di “impianti pilota per la produzione e la raffinazione di biocarburanti”, e di procedere alla definizione di regole per che prevedano l’introduzione dell’utilizzo di biocarburanti nel trasporto aereo. Solo la realizzazione di questi impianti pilota, secondo lo studio, permetterebbe di tagliare 29 milioni di tonnellate di CO2 al 2050. Un corretto quadro normativo e una chiara regolamentazione potrebbero portare la riduzione delle emissioni fino a 112 milioni di tonnellate.
Lena Pavese