L’Isola è divisa del 1974 tra ciprioti di origine turca e di origine greca, che nel 2004 hanno bocciato il piano Annan per la riunificazione. Forse a ottobre parte un nuovo round negoziale
Il leader turco-cipriota Dervis Eroglu chiede alll’Unione europea di dare al suo popolo un ruolo più importante nei prossimi colloqui sul conflitto cipriota, che si protrae oramai da 45 anni. Eroglu ha incontrato il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, il commissario Ue all’allargamento Stefan Fule e una manciata di ambasciatori di alcuni dei più grandi Stati membri dell’UE a Bruxelles giovedì 25 luglio.
Il suo portavoce, e capo negoziatore dei turco-ciprioti nei colloqui, Osman Ertug, ha detto al sito EUobserver che i greco-ciprioti stanno utilizzando le strutture dell’Unione per trasmettere le proprie soluzioni sul conflitto direttamente ad Ankara, la capitale turca.”Stanno cercando di utilizzare l’Unione europea come un veicolo per l’invio delle proposte alla Turchia, non a noi… E’ invece con i turco-ciprioti che dovrebbero discutere”, ha detto. “Questo è il messaggio sbagliato”, ha aggiunto.
L’isola è stata divisa tra il nord turco-cipriota e il gsud reco-cipriota dal 1974, quando le truppe turche invasero, spinte da una sorta di colpo di stato organizzato di “Colonnelli”, gli allora dittatori della Grecia, ultimo di una serie di eventi con radici nel colonialismo britannico del 1800.
Entrambe le parti hanno pagato però sino ad oggi pedaggi pesanti, al momento. Circa 180.000 ciprioti, un terzo della popolazione greca, sono stati anche espulsi dalle loro case e condotti attraverso il nuovo confine a sud.
I colloqui mediati dalle Nazioni Unite per superare pacificamente la divisione si dovrebbero riavviare entro la fine dell’anno, probabilmente nel mese di ottobre, ma Ertug ha espresso la sua frustrazione per la mancanza di progressi nel corso degli ultimi quattro decenni e mezzo. Ha anche denunciato uno status quo che ha costretto il nord all’isolamento, a causa di un embargo commerciale e per la mancanza di accesso ad un aeroporto internazionale. Ertug ha anche poca fiducia che i greco-ciprioti siano disposti a condividere il loro (relativo) benessere con i cittadini del nord. “Una sfiducia che si basa – spiega – non solo su ragioni storiche, ma anche sull’approccio della leadership attuale, che è stato finora non diverso dal precedente”. Nel 2004 furono proprio i greco-ciprioti, in un referendum, a dire “no” ad “Piano Annan”, elaborato dalla nazioni uniti per riunificare le due parti dell’Isola.
Ertug ha accusato i greco-ciprioti di sollevare tensioni nell’avvicinarsi alla scadenza di ottobre, utilizzando imprese statunitensi e italiane per trivellare gas nel territorio marittimo conteso. L’intenzione dei greco-ciprioti è, ha denunciato, di comprare due navi da guerra dagli israeliani per controllare da vicino le operazioni.
Il capo negoziatore ha anche osservato che la recente decisione dei greco-ciprioti di proibire l’uso della lingua turca in documenti ufficiali non aiuta la riappacificazione. In questo clima di diffidenza dunque la parte turca sta riprendendo in considerazione l’idea di lavorare a due stati separati (attualmente la Repubblica di Cipro nord è riconosciuta solo dalla Turchia), invece che alla riunificazione sostenuta da Onu e Ue.
“Siamo ad un punto in cui la parte greco-cipriota deve decidere se inizieranno i negoziati con noi in modo orientato al risultato il più presto possibile con l’intenzione di risolvere la questione di Cipro, una volta per tutte”, ha detto ancora Ertug dopo gli incontri a Bruxelles.
“E ‘tempo di seppellire l’ascia di guerra”, ha aggiunto.
Una fonte cipriota vicina al dossier, ha detto a EUobsrver che la parte greca vuole il dialogo diretto con Ankara perché la Turchia (che ha 40.000 soldati nell’Isola) prende tutte le decisioni che riguardano Cipro. “Il sessanta per cento del bilancio del turco-cipriota è coperta direttamente da Ankara”, ha osservato. “Non abbiamo problemi con i turco-ciprioti, abbiamo lo stesso modo di vivere, di pensare, abbiamo solo problemi con la politica della Turchia,” ha spiegato la fonte. Il contatto poi ha negato che Nicosia sta progettando di acquistare navi da guerra israeliane, ma ha detto che eventuali future piattaforme di gas, che sono da condividere con Israele, al largo della costa cipriota possono avere bisogno di protezione militare. “Stiamo lavorando a stretto contatto con Israele. La nostra collaborazione si basa sul comune interesse per gli idrocarburi, ovviamente i turco-ciprioti hanno il diritto a questi idrocarburi e possono esercitare tale diritto dopo che una soluzione sarà stata trovata “, ha osservato.
Nel frattempo, un altro pomo della discordia è Varosha. Parte della città divisa di Famagosta, la striscia di Varosha una volta era un posto favorito per le vacanze marine di personaggi ricchi e famosi. Ora è parte di Cipro Turca, ma è anche una città fantasma, con fatiscenti alberghi sul mare. Ertug dice Varosha può essere solo una parte di una soluzione globale, e che il suo destino non può essere deciso in negoziati separati. “Varosha è un pezzo molto importante di territorio, è come la nostra carta vincente, in un certo senso”, ha detto.
I greco-ciprioti, ha spieghato la fonte, starebbero per presentare una proposta “win-win” nei nuovi colloqui di pace, con Varosha amministrata dalle Nazioni Unite al fine di accelerare la sua ricostruzione.cIn cambio, si aprirà il commercio con il porto di Famagosta e consentendo alla parte turco-cipriota di esportare direttamente al mercato dell’Ue. Il porto è attualmente sotto protezione militare turca ed è utilizzato da turco-ciprioti, ma non è riconosciuto a livello internazionale. I greco-ciprioti chiedono anche che Ankara apra loro i suoi porti e aeroporti, e in cambio Cipro toglierebbe il veto posto nel 2009 all’ingresso della Turchia nell’Ue.
“Vogliamo una Cipro riunificata e abbiamo bisogno di un punto di svolta e un passo verso una soluzione”, ha detto il contatto.