Lanciato un programma da 25 milioni per promuovere l’insegnamento della parità e della legalità a scuola. Previsto anche un potenziamento delle forze di polizia.
L’Unione europea è decisa a porre un freno alla violenza sulle donne nella Repubblica democratica del Congo, e a tal fine la Commissione Ue lancia un nuovo programma per favorire la creazione di una cultura del rispetto e un sistema di controllo e giustizia più efficaci. Il programma, dal valore complessivo di 25 milioni di euro, intende sradicare la violenza contro le donne agendo in due direzioni: istruzione e sicurezza. “Molto preoccupato” per le continue violenze e abusi, l’esecutivo comunitario ha deciso di puntare su un progetto che da una parte accresca fino ad “almeno” il 70% la percentuale di bambini con “adeguato” accesso all’istruzione nelle provincie di Kinshasa e Bandundu, così da favorire una nuova cultura – o “nuovo approccio”, come definito a Bruxelles – di relazioni tra uomini e donne. Allo stesso tempo il programma comunitario di assistenza intende accrescere la capacità delle unità delle forze di polizia congolese specializzate nella lotta contro la violenza sulla donne nelle provincie di Kinshasa, Bandundu e Maniema. Ma questo non è che l’inizio: questa programma, per ora lanciato nelle principali provincie congolesei, in futuro potrà essere esteso al resto del paese. Il programma fa parte di un’iniziativa congiunta tra Ue, governo congolese e Unicef.
“Questa nuova iniziativa farà la differenza per le donne della Repubblica democratica del Congo”, assicura Andris Piebalgs, commissario europeo per lo Sviluppo. La Commissione Ue stima che la violenza sulle donne affligga un terzo dell’intera popolazione femminile di tutti i paesi in via di sviluppo. La Repubblica democratica del Congo sembra essere una delle realtà peggiori. “E’ inaccettabile – denuncia Piebalgs – che così tante ragazze e donne siano ancora vittime di violenze che oltretutto non vengono punite”. Così come per il commissario europeo “è inaccettabile che ancora così tante donne non abbiano accesso all’educazione”. L’Europa fa quindi appello a tutte le parti interessate (stakeholders) a fare ciascuno il proprio compito, altrimenti questa battaglia rischia di essere persa. “Non è concepibile alcuno sviluppo sostenibile senza la partecipazione di tutti gli stakeholders nei nostri paesi partner”, ricorda Piebalgs.
R.G.