Sondaggio Eurobarometro: solo il 33% degli intervistati ha fiducia nell’Unione europea e il 49% è pessimista per il futuro comunitario. In Grecia e Cipro i sentimenti meno europeisti, e gli italiani sanno essere anche più scettici degli inglesi.
Sei cittadini dell’Ue su dieci si sentono ‘europei’ e vogliono saperne di più sui propri diritti, ma meno della metà (46%) sanno quali essi siano. E se la maggior parte dei cittadini europei è d’accordo con dire che il principale beneficio dell’Unione europea è stato l’abbattimento delle frontiere e la libera circolazione di persone e beni (56%), diminuisce ancora la fiducia nella moneta unica, vista come beneficio dell’Ue da appena due europei su dieci (24%, rispetto al 25% dello scorso anno), mentre i cittadini europei sostengono che la loro opinione non conti (67%). E’ quanto emerge nell’indagine di primavera dell’Eurobarometro dedicata all’Unione europea e la percezione che gli europei hanno di essa. L’analisi, condotta tra il 10 e il 26 maggio su un campione di 32.694 persone tra i ventotto paesi membri e i paesi candidati, rileva un diffuso clima di sfiducia nell’Ue. Ripongono fiducia nell’Unione europea appena tre cittadini su dieci (31%, rispetto al 33% del 2012), frutto di una più generale sfiducia nella politica: anche a livello nazionale l’apprezzamento di governi e parlamenti è in calo (25% e 26% rispettivamente, rispetto agli stessi indici del 28% per entrambe le voci dello scorso anno). La fiducia non c’è. Alla domanda “siete ottimisti o pessimisti sul futuro dell’Ue”, il 49% degli intervistati risponde in modo positivo, il 46% in maniera negativa.
L’Europa è profondamente divisa: praticamente un cittadino europeo su due non vede vie d’uscita alla crisi. La sfiducia è diffusa, tanto è vero che ben dieci paesi membri su ventotto sono meno ottimisti sul futuro dell’Ue rispetto alla media europea (49%). Austria (48%), Ungheria (45%), Francia (44%), Italia (44%), Repubblica ceca (42%), Gran Bretagna (40%), Spagna (40%), Grecia (30%), Cipro (28%) e Portogallo (28%) i paesi con il minor indice di fiducia per l’avvenire del progetto comunitario. Ancora di più – ben undici – i paesi dove il sentimento europeo è minore della media comunitaria. Se a livello di Europa a ventotto il 62% dei rispondenti dichiara di sentirsi cittadino europeo, a livello nazionale questo dato non viene raggiunto da Francia (61%), Paesi Bassi (61%), Ungheria (59%), Lettonia (56%), Repubblica ceca (54%), Romania (53%), Italia (52%), Bulgaria (48%), Gran Bretagna (48%), Cipro (45%) e Grecia (44%).
La Commissione europea prova a dare una lettura ottimistica del rapporto pubblicato oggi, mettendo in risalto come nonostante la crisi la maggior parte dei paesi membri è fiduciosa per il futuro. Un dato certamente vero, ma incastonato tra tanti indici che sembrano suggerire un’Europa lontana dall’essere apprezzata. Ad aggiungersi ai dati critici già rilevati, il grado di sfiducia circa l’incapacità dell’Europa di rappresentare gli europei. Alla domanda “all’interno dell’Unione europea la mia voce conta?” a rispondere “no” è il 67% degli intervistati a fronte di un 28% di “sì” e di un 5% di “non so”. Anche qui l’Italia si scopre più euroscettica di tutti. A pensare che la propria voce conti in Ue è appena il 17% degli intervistati, meno anche dei più tradizionalemente scettici britannici (19%). Ultimi, anche in questo caso, Grecia (11%) e Cipro (9%), i paesi che stanno pagando più di tutti la crisi e le politiche anti-crisi dell’Ue.
Renato Giannetti