I ministri: “Rispettare l’autorità del potere civile come un principio basilare della democrazia”
Il Consiglio Affari esteri vuole che ai Fratelli musulmani venga concessa “libertà di espressione”
L’Unione europea dopo aver chiesto la liberazione del presidente Mohammed Morsi ora condanna anche il colpo di Stato delle forze armate egiziane. Le critiche sono contenute nelle conclusioni del Consiglio Affari esteri che si è svolto a Bruxelles. I ministri degli Esteri dei ventotto Paesi membri si dicono “profondamente preoccupata” per la situazione in atto nel paese nord-africano, e sottolineano che “le forze armate non dovrebbero avere un ruolo politico in una democrazia”. L’esercito, sostiene il consiglio Affari esteri, “deve accettare e rispettare l’autorità costituzionale del potere civile come un principio basilare della democrazia”. Da qui la richiesta di un ritorno alla via democratica, con l’invito a tutte le forze politiche di “avviare un processo di riconciliazione” nazionale.
Secondo il Consiglio è ora è della “massima importanza” che l’Egitto permetta “un trasferimento di potere ad un governo civile e democraticamente eletto”, e per fare questo “bisogna tenere elezioni libere al più presto possibile”. I ministri accolgono con favore l’invito egiziano alla partecipazione di osservatori internazionale alle future consultazioni ma chiede di “porre fine agli arresti politici” e a “rilasciare tutti i prigionieri politici, incluso Mohammed Morsi”, il Presidente eletto destituito dall’esercito. Per il Consiglio “tutte le forze politiche, compreso il Partito Libertà e Giustizia (Il partito fondamentalista dei Fratelli musulmani di cui Morsi è il leader, ndr), devono poter agire liberamente e godere della totale libertà di espressione”.
Le conclusioni chiedono poi il rispetto “dei diritti umani e delle libertà fondamentali”, compresi “i diritti delle donne e delle diverse comunità religiose”. Il governo ad interim viene invitato ad affrontare le sfide economiche e sociali che lo attendono “prendendo misure concrete e urgenti in questo senso, incluso la riapertura dei negoziati con il Fondo monetario internazionale”. L’anno scorso l’Egitto ha avviato con il Fmi un negoziato per un prestito da 4,8 miliardi di dollari ma da quando si è insediato il governo provvisorio le trattative non sono state riprese.