Ovunque bandiere e addobbi per il passaggio di consegne da Alberto II a suo figlio Filippo
Tutto è nero, giallo e rosso, soltanto il Manneken pis è stato vestito da gaucho sudamericano
L’aria di festa si percepisce dai colori. Il frastuono degli elicotteri che sorvolano la città stanno a ricordare l’esigenza che il sistema di sicurezza funzioni, non ad annunciare l’evento storico che Bruxelles vivrà tra poche ore, l’incoronazione del settimo sovrano della storia del regno del Belgio. Alberto II dopo venti anni ha deciso di cedere il trono al figlio Filippo, e Bruxelles si prepara a salutare il nuovo re. Ovunque è un fiorire di bandire nere, gialle e rosse, in un tripudio di colori che per un giorno, si spera, farà dimenticare le divisioni che lacerano il piccolo Paese europeo. Molti drappi sono stati messi dalle autorità e dalla stessa casa reale, ma tanti altri sono invece comparsi per iniziativa personale dei cittadini di Bruxelles, in un festa nella festa.
Per l’occasione la parte “sana” dei sudditi, quella che non vuol sentir parlare di scissioni né indipendenze, sfoggia un ritrovato orgoglio nazionale che dimostra quanto ancora per molti abbia un senso la parola Belgio. Il centro città è un fiorire di decorazioni, drappi, bandiere celebrative, addobbi. Il quartiere Glbt si imbelletta con i colori nazionali, accompagnati quelli della bandiera arcobaleno; i negozi per l’occasione si ornano con palloncini neri, gialli e rossi; la stazione centrale rende omaggio al nuovo re con un grande tricolore nell’atrio; una nonna cammina per strada tenendo la piccola nipotina per una mano e sventolando una bandierina nell’altra; il cartellone pubblicitario posto a place De Brouckere, per una volta evita di proiettare il logo di una nota bibita ma proietta il tricolore della nazione; un ciclista sfreccia travestito da vichingo belga, con un elmo bicornuto dipinto dei tre colori nazionali e la bandiera legata a mo’ di mantello.
Nella Grand Place alcune delle vecchie case delle corporazioni hanno appeso bandiere ai davanzali, a place Royale le grandi colonne della facciata della chiesa di Saint Jacques-sur-Coudenberg sono state dipinte – a gruppi di due – dei colori del Belgio. Solo il Manneken pis sembra guardare quasi distrattamente a una città vogliosa di festeggiare, di ricordarsi le proprie tradizioni, di dimenticare per un giorno le difficoltà di questa crisi. Il piccolo bambino che fa la pipì, simbolo della capitale belga, alla vigilia dell’abdicazione di Alberto II a favore del figlio Filippo, si mostra vestito da gaucho colombiano. Ma forse ha ragione lui: non è ancora la festa del Belgio.
Renato Giannetti
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