Sul sito del ministero degli Esteri è apparso un documento con le priorità italiane per il secondo semestre del 2014. Ad un anno dall’importante scadenza comincia a delinearsi l’impegno di Roma. Riportiamo di seguito il testo integrale, un “approfondimento” curato dal servizio stampa, che potete anche leggere qui.
L’Italia rinnova il proprio impegno europeista, ad un anno dalla Presidenza Ue nel secondo semestre 2014, per ottenere l’unione politica nella prospettiva degli Stati Uniti d’Europa. Perché non c’è alternativa ad un progetto comunitario forte per restare protagonisti nello scenario internazionale.
Unione politica obiettivo presidenza italiana
L’unione politica europea sarà “il principale obiettivo” del semestre di presidenza italiana, che inizierà il primo luglio 2014, un anno che può “essere decisivo”, ha sottolineato il Presidente del Consiglio Enrico Letta lo scorso 11 luglio alle celebrazioni per la festa nazionale francese a Palazzo Farnese, ricordando la proposta del Presidente francese Francois Hollande di raggiungere l’unione politica in due anni. Un progetto indispensabile, ha sottolineato Letta, perché “la crisi degli ultimi cinque anni ci può far capire che senza l’Ue ci saranno altre crisi”.
Un federalismo leggero
Il modello istituzionale di riferimento è il federalismo: l’unico, secondo il Ministro degli Esteri Emma Bonino, “che riesca a tenere insieme 500 milioni di persone in democrazia e libertà”. Il Ministro ricorda da tempo che la
macchina europea “si è inceppata” e bisogna fare “un passo in avanti importante e coraggioso”, perché ”non c’è un progetto alternativo”. L’Europa ha la possibilità di essere ancora protagonista nel nuovo scenario multipolare, perché ha asset d’avanguardia “come cultura, welfare,alfabetizzazione, potenzialità tecnologiche”, ma deve rafforzarsi con una prospettiva federalista.
Italia può tornare protagonista
Il Ministro immagina una ”federazione leggera” che, non assorbendo più del 5% del Pil europeo, possa finanziare le funzioni essenziali di governo come la politica estera e di sicurezza, la ricerca scientifica, le grandi reti infrastrutturali. Si tratta di una ”nuova visione che coinvolga pienamente i cittadini e i governi, con cui iniziare una nuova fase di rilancio e di crescita, favorendo la legittimità democratica della costruzione europea ed il ruolo dell’Unione come attore globale”. E per l’Italia, durante la Presidenza del semestre, può esserci l’occasione “di tornare ad essere pienamente protagonista del processo di integrazione europea”.
Elezioni 2014 spartiacque decisivo
Un governo “limpidamente federale” come quello italiano è fondamentale, secondo il Vice Ministro Lapo Pistelli, in un momento nel quale “la posta in gioco è chiara: le elezioni europee del 2014 segneranno se il progetto
europeo si incrina e viene messo in discussione da un Parlamento dominato dagli euroscettici o se finalmente i federalisti, quelli che desiderano più Europa, riusciranno a riportare questa questione al centro del dibattito”.
Bilancio più robusto contro la crisi
Per un’Europa più forte serve un bilancio adeguato. Il Ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero ha ammesso che c’è stato un “accordo al ribasso” nel bilancio 2014-2020 perché è stato stanziato l’1 per cento del pil europeo, con 73 miliardi di meno rispetto al bilancio precedente, e non è passata la linea di portarlo all’1,9. L’Italia, ha ricordato, non ha condiviso questa riduzione, convinta che in un periodo di crisi l’Ue dovesse fare politiche antirecessive, ma si è battuta per una revisione del bilancio nel 2016, che possa portare ad un eventuale incremento di fondi una volta usciti dalla crisi.
Allargamento a Turchia e Balcani
Decisivo è anche il dossier allargamento. L’Italia si batte per l’integrazione europea dei Balcani e della Turchia, che ha portato a numerosi successi come l’ingresso della Croazia il primo luglio scorso ed una data per l’avvio dei negoziati di adesione della Serbia e per un accordo di associazione con il Kosovo. Allo stesso modo, si lavora per non interrompere i negoziati con la Turchia, perché, come ha ricordato il Vice Ministro Marta Dassù, l’esclusione di Ankara dall’Ue sarebbe una “perdita strategica” sul fronte geopolitico ed economico.