Troviamo questo racconto splendido per la sua naturalezza e semplicità, per come è vivace e diretto. Per come una ragazza da poco adolescente, con i suoi compagni mostra una grande capacità, schietta e aperta, di guardare un mondo tanto diverso e difficile.
di Francesca Catherine Bruni
Sapevo che la Cina quasi rappresenta un altro pianeta. Immaginavo un paese sottosviluppato, con vari problemi. Non avrei mai creduto il contrario, ma mi sbagliavo.
Ho scelto il mio liceo, il “Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II”, a Roma, perché è innovativo. Mi ha dato la possibilità di guardare oltre i miei paesi (sono italiana da parte di mio padre e statunitense da parte di mia madre), di guardare il mondo con un’altra ottica, quella orientale, ma non una qualsiasi, quella Cinese. Gli ostacoli e le difficoltà affrontate durante quest’anno scolastico erano molte, ma sono contenta di poter dire che io ed i miei compagni le abbiamo superate tutte.
Il giorno della partenza si avvicinava ed eravamo tutti molto preoccupati. Avevamo paura di lasciare la nostra adorata Italia. Arrivati in aeroporto, la tensione era molto alta, ma eravamo spinti dalla voglia di imparare una nuova cultura, di camminare tra i cinesi come i cinesi, per modo di dire.
Arrivati in Cina eravamo tutti completamente esausti! Eravamo sotto il jet lag per la prima settimana circa. Non riuscivamo a scuotercelo da dosso.
La mia prima impressione non è positiva. L’aeroporto era bollente. L’aria era umida e densa. Siamo saliti su un pullman che ci ha portati in hotel, ma onestamente devo dire che quel viaggetto era il peggiore che io abbia mai fatto! Il cielo era offuscato dalle nuvole. L’aria era satura di smog. Per la prima volta abbiamo avuto delle difficoltà respiratorie, ma dopo un po’ ci siamo abituati. Però, devo dire che quando il cielo si schiariva, e si vedeva il sole era veramente un altro mondo. Era stupendo!
L’Università che ci ha ospitati aveva un campus enorme, dove ci siamo persi almeno due volte. Una cosa interessante che abbiamo visto era la lavanderia. Era talmente sporca che non si vedeva la differenza con un porcile. I proprietari sembravano così disattenti, come se non avessero né voglia né bisogno di fare affari. Nessuno si è fatto vivo per venti minuti. Quando poi siamo andati a ritirare i vestiti era un pastrocchio! Non trovavano le nostre cose e dopo averle cercate hanno impiegato mezz’ora per consegnarcele!
Le cose più odiose e fastidiose erano gli odori! Ughhhhh che odori ripugnanti! Non ci sono parole per descrivere lo schifo nell’aria. Vapori bollenti e colmi di olezzo schizzavano fuori dai tombini.
Ma quello è solo un lato della faccenda, quello che si ricorderanno solo i bambini lamentosi e viziati. Vorrei parlare della parte più bella e memorabile del mio viaggio.
Ogni mattina ci svegliavamo alle 7:00, ma ci siamo già abituati. Tutto quello che facevamo era già stato programmato. Tutte le giornate avevano un ritmo veloce e un’agenda sotto pressione, ma ne è valsa la pena, anche se era stancante.
I corsi iniziavano alle 9:00 e le lezioni duravano 50 minuti ciascuna. Dopo ogni ora avevamo dieci minuti di pausa nei quali di solito scendevamo al supermercato a comprare le solite merendine. E grazie a Dio avevano le porcherie Americane! Quando la campanella suonava sapevamo tutti che era ora di tornare in classe. Quella campanella era la nostra ispirazione! Ricordava una canzoncina per ragazzini dell’asilo! Era tanto divertente e ridevamo a crepapelle ogni volta che la sentivamo. Le lezioni erano completamente in cinese. Come ultima risorsa potevamo provare a comunicare in inglese. Ogni tanto guardavamo un film in cinese con sottotitoli in inglese. Erano molto interessanti ma abbastanza difficili da seguire.
Ogni mattina facevamo colazione in hotel. Era veramente difficile guardare i cinesi mangiare per colazione spaghetti e pollo e tutti i cibi immaginabili e non pensabili al mondo. Noi però abbiamo preferito mantenere una dieta semplice e più vicina a quella nostra: pane con marmellata e succo di kiwi o di mango, che ci dava forza per l’arco della giornata. Non dico che non mangiavamo altro, anzi… quasi il contrario. Però il cibo era occidentalizzato così che anche noi lo potessimo apprezzare, ma facendo così non ci siamo totalmente stati immersi nel tipo di cibo che mangiano loro. E facendo così finimmo per mangiare tante cose fritte. Infatti adesso sono a New York, e chi non vorrebbe un hamburger americano con patatine fritte? Io! Non ce la faccio più con le cose fritte. Credo che rigurgiterei se dovessi mangiare un singola patatina fritta!
Per le cene di solito andavamo a diversi ristoranti. I ravioli erano deliziosi. Abbiamo anche imparato come prepararli. Un giorno li abbiamo preparati all’università e poi li abbiamo mangiati. Erano duri e secchi, ma lo stesso eravamo così fieri. Però decisero di non darci nulla di piccante. Ce l’hanno fatto provare una volta, e grazie a Dio solo una volta! Io personalmente sono un’appassionata di cibo piccante e sono tanto tollerante: posso anche addirittura mangiare un peperoncino appena coltivato; non mi pongo problemi ma nulla è paragonabile a quelle spezie piccanti! Appena mezzo morso e iniziavamo a lacrimare e diventare rossi come pomodori, ma non ci avevano avvisato quindi per provare abbiamo preso bocconi grandi. Mai più!
Ma a parte ciò, tutto il resto è andato bene. Era abbastanza difficile imparare ad usare le bacchette per la maggior parte delle persone. Un paio di noi all’andata abbiamo chiesto a una delle hostess dell’aereo se ci potesse insegnare come usarle; per fortuna che ci ha aiutato perché ovunque andavamo non c’erano mai forchette. Era impensabile per un ambiente occidentalizzato cosi com’è.
Abbiamo avuto l’opportunità di vedere gli acrobati cinesi. Erano molto bravi e divertenti da guardare. Erano molto agili e veloci, erano calmi e graziosi. Senza pensarci due volte tornerei ancora a guardarli. Siamo anche andati a vedere uno spettacolo che riguardava il karatè. Meraviglioso! Era incredibile. Andavamo di sera a vedere questi spettacoli e quindi tornavamo tardi, e non ci restava tanto tempo per le nostre cose, o non c’era proprio tempo per andare su Skype e chiamare la propria famiglia e quindi c’erano molte madri preoccupate.
I fine settimana facevamo delle gite. Siamo andati a vedere il “Tempio del Cielo”. Era stupefacente! Era magico e mistico. Tutto era disegnato per enfatizzare ordine e calma. C’era pace e serenità. Le persone in qualsiasi luogo erano rispettose e non sussurravano nemmeno. Un aspetto interessante è che persone di qualsiasi età a qualsiasi ora erano nel parco a fare yoga o a ballare danze tipiche di quel luogo.
La Grande Muraglia era bellissima, incredibile, magnifica! Abbiamo faticato veramente tanto per arrivare in cima. Le scale erano piccole, tante e ripide e non finivano più. Stavamo morendo di sete. Eravamo completamente bagnati di sudore. Ma arrivati in cima ci siamo resi conto che dopo ogni scalino, ne era valsa la pena poiché non esiste alcun posto al mondo paragonabile a quello della muraglia. Quel reale così surreale sembrava un’invenzione della nostra mente che ci stava dando un’illusione di realtà. Anche le foto li erano belle ma non riescono a rendere la bellezza e l’unicità del posto.
Ma il luogo dove ci siamo divertiti di più in assoluto era il mercato. I proprietari chiedevano prezzi assurdi. Noi gli ridevamo in faccia e negoziavamo il nostro prezzo. I prezzi si abbassavano rapidamente e di molto, lasciandoli
disperati. Se il prezzo era troppo alto anche dopo aver negoziato allora ce ne andavamo e loro ci rincorrevano e ci ritrascinavano nei loro negozi; a quel punto riuscivamo a prendere i regali per i nostri famigliari a prezzi bassi (es.: €3.00 da €300 ). Era un’esperienza molto bella e divertente. Ma infine le cose che compravamo li erano economiche e di bassissima qualità, infatti dopo di noi i negozi erano vuoti, ma era molto divertente farli arrabbiare perché chiedevamo prezzi troppo alti anche per le qualità della merce.
Infine posso dire che è stata un’esperienza micidiale! Ci siamo divertiti molto! Ci stavamo appena abituando all’idea di stare lontani da casa. Mi sarebbe piaciuto rimanere di più se non fossimo dovuti andare a lezione, perché infine siamo anche cresciuti come classe. Abbiamo avuto modo di fare questa esperienza insieme. Non vediamo l’ora di ritornare l’anno prossimo. Ci sono tantissime altre cose che ancora non abbiamo avuto modo di vedere.
Questo viaggio mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto riflettere. Mi ha fatto capire che non potrei mai vivere li, ma non è assolutamente un posto da escludere. Conoscendo un’altra cultura apre molte porte e ci da molte più opportunità. Ho avuto il grande piacere di poter andare in Cina, un viaggio che compierei volentieri un’altra volta. Quest’esperienza per me sarà indimenticabile.
Spero, caro lettore che un giorno anche tu abbia la possibilità di poter vivere la mia esperienza, e di poter veramente venire a conoscenza del potenziale della Cina.
Francesca Catherine Bruni