La presidente della Camera ricorda le mozioni approvate da Montecitorio per favorire l’occupazione. Il gruppo: “Primo passo ma inefficace senza altre misure”
Non ci sono solo le promesse uscite dall’ultimo Consiglio europeo, anche lo Stato italiano è impegnato nella lotta alla disoccupazione giovanile. Ad assicurarlo è la presidente della Camera, Laura Boldrini che in questi giorni ha voluto rispondere alla lettera aperta indirizzata a lei e agli altri rappresentanti delle istituzioni italiane, da Giovani Italiani Bruxelles.
Alla vigilia del vertice europeo dedicato ai giovani, il gruppo di ragazzi italiani che, vivono a Bruxelles “per lavoro, in cerca di lavoro o per motivi di studio e che vogliono un futuro migliore per l’Italia”, aveva indirizzato un messaggio al Governo e a tutte le forze politiche italiane per chiedere un impegno concreto contro la disoccupazione in Italia e in Europa. Un appello raccolto ora dalla Presidente della Camera che ha impugnato carta e penna per fare arrivare a Bruxelles il messaggio che qualcosa, anche in Italia, si sta già facendo.
Oltre a ringraziare per “l’impegno volto a stimolare l’esercizio di una buona politica”, Boldrini ricorda il lavoro di Montecitorio sul tema. In particolare la presidente fa riferimento alla mozione approvata nel corso della seduta dello scorso 20 giugno con cui i deputati chiedevano al Governo di impegnarsi, in occasione del Consiglio europeo, a verificare la “possibilità di stanziare ulteriore risorse nell’ambito del fondo sociale europeo” e a “sostenere programmi di elevata qualità di istruzione e formazione”, in particolare Eures ed Erasmus for all. Nel testo la Camera inviava al Governo anche molti altri suggerimenti tra cui quello di impegnarsi a “promuovere con urgenza le misure necessarie in materia di adattamento dei centri per l’impiego (attraverso cui, secondo alcune stime, attualmente trovano lavoro solo il 2,7% dei giovani”.
Un dato positivo, secondo i Giovani italiani Bruxelles, che vendono nella discussione sulla Garanzia Giovani un segnale che “le nostre preoccupazioni sono condivise dai nostri rappresentanti istituzionali”. Ma ancora non basta: “Non possiamo che considerarla un primo passo, inefficace se non integrato con altre misure ed adattata alle realtà nazionali” commenta il gruppo. Tra le principali perplessità riguardo alla situazione del Belpaese, l’applicabilità della Garanzia Giovani solo ai ragazzi sotto i 25 anni. Una soglia d’età troppo bassa, che rischia di renderla inefficace in un Paese in cui a quell’età si è spesso ancora nel bel mezzo del percorso di studi.