Noi europei vantiamo la nostra democrazia. Sì, spesso, ci lamentiamo dell’esistenza di “gruppi oscuri di potere”, almeno alcuni lo fanno, magari diciamo che “non è un paese democratico un paese dove gli ospedali non funzionano” o dove “non è garantito il diritto alla studio o al lavoro”. Ci sono delle ragioni in queste affermazioni, dimostrano un desiderio di sempre maggiore democrazia, cioè di partecipazione, redistribuzione della ricchezza, opportunità. Sono rivendicazioni alle quali crediamo anche noi.
Sono però, queste, aspirazioni del tutto “fuori luogo” in gran parte dei paesi del Mondo. Ieri parlavo con qualcuno che di queste cose si occupa e mi son sentito ricordare che “la democrazia, per come la intendiamo noi, non è un sistema molto diffuso, riguarda una minoranza dei cittadini del Mondo: c’è in buona parte dell’Europa, ma non tutta, in Africa, dove pure esiste, è rarissima, c’è in Giappone ma in Asia non è pane quotidiano… Nel continente Americano non c’è in tutti gli stati, ed alcuni, come il Cile, si sono appena affacciati ad un sistema democratico”. E’ la banalità della democrazia. Noi europei, gli statunitensi, i canadesi, siamo i più ricchi del mondo e, un po’ per affari un po’ perché ci si crede, oltre alle merci tentiamo di esportare la democrazia, la nostra, perché, chissà, ne potrebbero esistere anche altre. Questa che conosciamo è nata, faticosamente, in un mondo con caratteristiche sue proprie, con una storia sua e diversa dal resto del Mondo, dove esiste una religione che per secoli ha determinato gli sviluppi politici, il cattolicesimo, poi superato in ampie zone dal protestantesimo (e le prime democrazie son nate lì, dove si è abbandonata la chiesa di Roma). Il resto del Mondo ha altre storie, i cattolici, nel complesso, sono una minoranza, e dovrà uscire dai vincoli delle altre religioni e delle diverse storie vissute in altre maniere, costruendo democrazie diverse, probabilmente, dalla nostra. Perché il percorso verso la “partecipazione, redistribuzione, parità di opportunità” e tutto il resto che porta, secondo noi, la democrazia, è in moto in gran parte del Globo, dal Pakistan delle studentesse che si fanno ammazzare pur di andare all’università al Nord Africa della lotta per il pane.
Questo per arrivare all’Unione europea e al suo ruolo nella democratizzazione del Mondo. Il ruolo di Catherine Ashton, che lei sia all’altezza o meno di giocarlo è un altro tema, è molto complesso. Perché la missione che l’occidente “buono” (che poi non lo è per niente, e tanti fatti lo dimostrano, come la connivenza con tante dittature come quella kazaka in questi giorni sui giornali) si è dato è molto più difficile di qualsiasi speranza. Si deve combattere per qualcosa che è sconosciuto, alle volte rifiutato, forse anche giustamente, e convivendo con scelte di “realismo politico” almeno imbarazzanti.
Lorenzo Robustelli