La donna ora si trova ai domiciliari, suo marito è un oppositore del dittatore Nazarbayev
Interrogazione di Toia (S&D) all’Alto rappresentante Ashton: “Ci sono troppe stranezze”
In serata Palazzo Chigi ha revocato il provvedimento scatenando polemiche nel Paese
Il caso di Alma Shalabayeva, la donna espulsa dall’Italia insieme a sua figlia di 6 anni, finisce alle istituzioni di Bruxelles. L’eurodeputata Patrizia Toia, vicepresidente del gruppo Socialisti e Democratici (S&D), ha presentato un’interrogazione urgente sul caso all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Catherine Ashton. “L’Unione europea deve intervenire sull’incredibile vicenda del rimpatrio in Kazakistan di Alma Shalabayeva: ci sono troppi interrogativi senza risposta e c’è di mezzo una bambina” ha affermato Toia.
ESPULSIONE LAMPO – La donna è la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, oppositore del dittatore Nursultan Nazarbayev. Il 31 maggio scorso è stata allontanata dall’Italia, imbarcata insieme alla figlia su un aereo messo a disposizione dalla stessa ambasciata kazaka. Era stata arrestata pochi giorni prima e condotta in un Cie (Centro di identificazione ed espulsione per immigrati), in seguito a una retata della polizia in una villa a Casal Palocco, in periferia di Roma, dove viveva con il marito. L’accusa era detenzione di un passaporto falso. Al momento si trova agli arresti domiciliari in casa di parenti nella città di Almaty. Le preoccupazioni per la sua sorte non sono poche: secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International, in Kazakistan “pratiche di tortura sono regolarmente perpetrate nei confronti di oppositori e dissidenti da parte delle forze di polizia e di sicurezza”.
L’INTERROGAZIONE – “Come intende agire l’Alto rappresentante dato che la donna è stata estradata nonostante lei, la figlia e il marito siano stati riconosciuti come rifugiati politici nel Regno Unito adducendo come motivo un passaporto falso quando a fine giugno una sentenza del tribunale del riesame di Roma aveva invece stabilito che il documento era valido?”, chiede Toia nell’interrogazione parlamentare. L’eurodeputata del Pd invita Ashton a dire se “le autorità italiane abbiano agito in violazione delle direttive europee che prevedono che il riconoscimento dello status di rifugiato acquisto in uno stato valga in tutta l’Ue”. Secondo la deputata il nostro Paese potrebbe anche aver violato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che stabilisce il diritto per lo straniero di presentare motivazioni contro l’espulsione, e l’articolo 3 della Convenzione Onu contro la Tortura, secondo cui non si può espellere una persona che può essere soggetta a tortura o persecuzione.
LA REVOCA DEL PROVVEDIMENTO – In serata intanto il ministero dell’Interno ha fatto dietro front facendo sapere che “provvederà ad attivare la revoca in autotutela del provvedimento di espulsione”. “Risulta inequivocabilmente che l’esistenza e l’andamento delle procedure di espulsione non erano state comunicate ai vertici del governo: né al Presidente del Consiglio, né al Ministro dell’interno e neanche al Ministro degli affari esteri o al Ministro della giustizia”, si afferma in una nota dell’esecutivo che giudica “grave la mancata informativa al governo sull’intera vicenda, che comunque presentava sin dall’inizio elementi e caratteri non ordinari”. Questo aspetto “sarà oggetto di apposita indagine affidata dal Ministro dell’interno al Capo della Polizia, al fine di accertare responsabilità connesse alla mancata informativa”. La nota afferma infine che “il governo, colti i profili di protezione internazionale che il caso ha sollevato, si è immediatamente attivato, attraverso sia il Ministero dell’interno sia il Ministero degli affari esteri, per verificare le condizioni di soggiorno in Kazakhstan della signora e della figlia, nonché a garantirle il pieno esercizio del diritto di difesa in Italia avverso il provvedimento di espulsione convalidato dal giudice di pace”.