Il commissario per la Fiscalità: sarebbe importante organizzarne una a fine di ogni anno per portare nel dibattito degli Stati membri il programma della Commissione
L’Europa cambia. Si aggiungono nuovi mattoni alla costruzione comunitaria, e altri ancori ne verranno. Il problema è che molti, sempre di più, non capiscono cosa sia l’Europa oggi e cosa potrà essere soprattutto domani. Per dare risposte ai cittadini e fornire allo stesso tempo una coscienza e una consapevolezza europee più profonde agli Stati nazionali, si rende necessario coinvolgere i parlamenti nazionali in ‘corsi sull’Unione europea’, attraverso l’istituzione di giornate europee per discutere dei principale temi dell’agenda comunitaria.
È l’idea di Algirdas Šemeta, il commissario europeo per la Fiscalità e l’unione doganale. A dire il vero non è una sua trovata originale, per sua stessa ammissione. Ma lui se ne fa promotore e sostenitore. “Sostengo convintamente il suggerimento del presidente della Camera del parlamento irlandese di lasciare che ai parlamenti nazionali l’organizzazione delle giornate europee”. Uno slancio, diranno i maligni, dettato dal fatto che il suo Paese – la Lituania – attualmente detiene la presidenza di turno del Consiglio europeo. Oltretutto queste parole le pronuncia a Vilnius, a casa sua, città dove Šemeta è nato e cresciuto. In corso c’è il Cosac (Conferenza degli Organi specializzati in Affari Comunitari, l’organizzazione che riunisce le commissioni dei Parlamenti nazionali dei paesi Ue e del Parlamento europeo specializzate negli affari europei), ed è in questa occasione che il commissario ha lanciato le giornate europee. Non per farsi bello, come sostengono le malelingue, ma perché ce n’è una necessità sempre più urgente. “Il futuro dell’unione economica e monetaria, e quello di una maggiore unione politica che inevitabilmente ne deriverà, ci impegnerà per molti anni a venire”.
L’Europa è un cantiere. Oggi ha una forma e una dimensione, domani ne avrà altre. “La Commissione ha presentato un libro per l’Unione economica e monetaria”, ricorda Šemeta. “È un documento contenente visioni di lungo periodo”. Nello stesso documento è scritto che “ci sono certe aree dove una modifica dei trattati sarà necessario per ottenere ciò che serve”. Solo su quest’ultimo aspetto “la Commissione europea fornirà più dettagli all’inizio del 2014”. Altri ne verranno ancora più in avanti. Cosa cambia e come cambia deve essere spiegato. “Dobbiamo coinvolgere i parlamenti degli Stati membri con l’obiettivo di discutere i temi principali delle questioni europee”. L’Unione europea è per molti un concetto, un’entità astratta, un mondo lontano.
Raccomandazioni specifiche per Paese, unione bancaria, patto di bilancio, ‘two-pack’: per molti sono parole vuote. Eppure, ricorda Šemeta, “sono tutte questioni al centro delle nostre discussioni a livello europeo”. Le stesse, ribadisce, “potrebbero essere soggetti ideali per le ‘giornate europee’ all’interno dei parlamenti nazionali”. Giornate che dovrebbero essere continuate e strutturate. “Ritengo che sarebbe particolarmente rilevante si i Parlamenti nazionali organizzassero ‘giornate europee’ alla fine di ogni anno per discutere il programma di lavoro della Commissione europea dell’anno che viene”. Perché tutto quello che aspetta l’Ue nei prossimi anni “è un lavoro di vitale importanza”. Ma serve che questo sia ben compreso.
Renato Giannetti