Oggi l’aviazione civile è responsabile del 3% delle emissioni totali di gas a effetto serra, e questo dato è destinato a triplicare per il 2050
In futuro saranno certamente una risorsa, ma oggi l’Europa ancora non è pronta per l’utilizzo dei bioacarburanti nel settore del trasporto aereo. A fare il punto della situazione è l’industria del settore, in occasione della presentazione delle iniziative della Commissione europea per l’innovazione. Diverse misure quelle varate dall’esecutivo comunitario. Tra queste Clean Sky 2, l’iniziativa di finanziamento pubblico-privata per aerei di nuova generazione che sappiano ridurre i costi e aumentare le performance ecologiche. Invitati a discutere dell’iniziativa al palazzo Berlyamont, i presidenti e gli amministratori delegati delle principali imprese del settore hanno chiarito alcuni aspetti della proposta. I biocarburanti non rientrano tra le aree della ricerca che verranno finanziate tra il 2014 e il 2020 da Commissione europea (1,8 miliardi) e industria (2,2 miliardi). Un dato che non sorprende. “I biocarburanti sono importanti, ma non rientrano in Clean Sky 2”, mette in chiaro Jean-Paul Herteman, presidente e amministratore delegato di Safran e presidente di Asd (l’associazione delle industrie europee per la difesa e l’aerospazio). “Siamo convinti che i biocarburanti faranno certamente parte del futuro, ma pensiamo a biocarburanti intelligenti che non abbiano impatti negativi e che davvero migliorino il ciclo del carbonio”.
Il problema dell’utilizzo del biocarburanti si deve all’aumento del settore del trasporto aereo. A livello globale la domanda è in costante aumento: oggi l’aviazione civile è responsabile del 3% delle emissioni totali di gas a effetto serra, e questo dato è destinato a triplicare per il 2050. Per affrontare il problema in Europa si è pensato di includere, a partire da quest’anno, anche l’aviazione nel sistema Ets, il mercato dei certificati dei diritti di emissioni. Il mercato assegna quote di permessi per la produzione di CO2: chi esaurisce i propri diritti di emissioni paga per le emissioni “extra” prodotte. Produrre biocarburanti che non contribuiscono a ridurre davvero l’impatto ambientale degli aeromobili è un doppio costo per le compagnie aeree, dato che al costo per le tecnologie dovrebbero poi aggiungere quello relativo all’inquinamento. Al momento gli operatori del settore, prima ancora che gli stati, non intendono investire in tecnologie ‘a perdere’.
“Ragioniamo sui biocarburanti di generazione avanzata, di seconda e terza generazione”, continua Herteman. Considerando che i biocarburanti di seconda generazione di fatto non esistono perchè sono ancora in fase di studio e sviluppo, l’Europa dovrà attendere. Anche perchè per l’industria il costo è davvero elevato per correre rischi. “Dobbiamo adattare i nostri motori al biocarburante”, ricorda il presidente di Safran e Asd. E attualmente, con le tecnologie a disposizione, la soluzione non è né semplice né economica.
Lena Pavese