Andrà dal granduca Henri e gli proporrà di sciogliere il Parlamento
L’ex presidente dell’Eurogruppo travolto, per omessa vigilanza, da uno scandalo di servizi segreti deviati e corrotti
Questo giovedì alle 14.30, come eunews.it, per primo tra la stampa italiana annunciò già ieri, andrà dal granduca a presentare le dimissioni che segneranno la fine di un’era in Europa. Jean-Claude Juncker lascia la poltrona di primo ministro del Lussemburgo, travolto da uno scandalo generato dai servizi segreti. Dopo 18 anni da “ministro di stato” e trenta al governo, il leader democratico più longevo del Continente.
Dal 2005 all’inizio di quest’anno era stato anche presidente dell’Eurogruppo, il primo, divenendo così uno dei politici più in vista di tutta l’Unione europea, portando il suo minuscolo Stato, che non conta 500mila cittadini, alla fama mondiale, anche per chi non lo conosce per quel che è: un grande crocevia finanziario, non del tutto trasparente. Juncker è un vero, un forte europeista, e certamente il Consiglio europeo rischia di perdere per sempre un personaggio autorevole ed esperto. Fu anche lui, nel 2008, il primo leader europeo ad ammonire circa i “rischi sulla coesione sociale che porta con sè questa crisi”, che si stava appena affacciando, mentre gli altri tacevano.
Juncker, 59 annni a dicembre, era, è ancora per un po’, il leader del partito democristiano, che era al governo in coalizione con i socialisti, che ieri hanno tolto il loro appoggio. La sensazione, netta, è che per l’opposizione questa fosse l’unica strada per scalzarlo dal potere, e che si sia aspettato che uscisse dal proscenio del teatro europeo per colpirlo, e affondarlo.
La ragione della sua caduta è in una storia antichissima di servizi segretai deviati (sì, ci sono anche in Lussemburgo evidentemente), che parte dagli anni ’60 e ’70 con i gruppi che appartenevano alla Gladio locale, per poi passare a più moderne storie di spionaggio industriale, politico, anche di rivendita di auto usate dalla pubblica amministrazione. Certamente una storia torbida, sporca, sulla quale una commissione parlamentare indagava dal 2004. Subito dopo però Juncker portò al paese il prestigio della presidenza dell’Eurogruppo, e le indagini hanno proceduto a rilento per nove anni. Fino all’impennata degli ultimi mesi.
Ieri lui sapeva che sarebbe caduto, lo aveva annunciato nel fine settimana, durante una cerimonia ufficiale: “Questa è una delle ultime volte che mi vedete in questa veste”. La commissione parlamentare lo ha torchiato per ore, Juncker si è difeso come un leone, “non sudo perché ho paura – ha detto – ma perché fa caldo”. Con la sua cravatta verde brillante è stato ore in aula ad ascoltare i suoi detrattori, che lo accusavano di una colpevole omessa vigilanza, di aver anzi fatto passare liscio ad un ex capo dei servizi segreti di aver spiato lui, registrando una conversazione con un orologio-spia.
E probabilmente è vero, forse Juncker ha preso sotto gamba i rischi, forse non tanto per i danni che il suo minuscolo servizio segreto (Srel) poteva fare al paese, ma per quelli che avrebbe fatto a lui, al primo ministro stesso. “Riguardando agli ultimi 30 anni – ha detto di recente -, direi che durante i primi dieci avrei dovuto essere più indulgente nei confronti degli altri, mentre gli ultimi tre avrei dovuto esserlo meno”.
Alla fine ha ceduto le armi, come previsto, quando ha capito che non avrebbe scampato un voto di sfiducia parlamentare, ed ha annunciato le che questo giovedì mattina andrà dal Granduca Henri (anche lui coinvolto nella vicenda, si sospetta che abbia avuto rapporti con i servizi Britannici) per suggerirgli di indire elezioni anticipate. Così, forse, potrà gestire lui la campagna elettorale e, chissà, magari risorgere. Se lo augurano in molti in Europa, anche non democristiani.
Clicca qui per sentire Juncker che parla ai giornalisti dopo il Consiglio dei ministri di questa mattina, prima di andare dal granduca.
Lorenzo Robustelli