La ricerca di un “suono collettivo”, meno chitarra acustica e, dal rap al mambo, una grande varietà di generi per un risultato più “elettrico” e consapevole rispetto a “Colpo di Sole”, lavoro d’esordio dell’artista di adozione bruxellese. Nell’attesa del nuovo album che uscirà in autunno e di cui Eunews.it è co – produttore, Giacomo Lariccia parla dei primi sei brani – quasi completi – recentemente presentati di fronte ad una ventina di fans. E della musica dice: “le belle canzoni sono quelle leggibili a più livelli”.
Il giovane cantautore italiano che ha trovato il successo con i “Concerts chez moi” in tutto il Belgio, piccoli raduni a casa di amici e conoscenti per condividere serate di musica in compagnia, ha ospitato lui stesso, a casa sua, qualche giorno fa, una ristretta cerchia di sostenitori, per una prima “presentazione” ufficiale dei nuovi testi di cui ci parla. Salvo alcuni aggiustamenti che verranno apportati entro settembre, metà dei brani sono praticamente completi: “abbiamo registrato le batterie di tutti e dodici, adesso lavoriamo all’arrangiamento dei sei mancanti”, spiega.
Dopo essersi a lungo occupato di emigrazione e di fuga dei cervelli, il fil rouge sarà, questa volta, il tema del lavoro in miniera cui saranno dedicate almeno tre – quattro canzoni. Tra quelle ascoltate in anteprima la più “forte” per temi trattati è “Dallo zolfo al carbone” che, con un sound latino, narra il lavoro in miniera. Cinesi, italiani, polacchi, spagnoli; contesti e situazioni diverse e lontane per luoghi e tempi – ieri, come oggi, “si scava la terra per cercare diamanti e carbone” – ma “sotto terra siam tutti fratelli, tutti a scavare per lo stesso padrone” dice il testo.
Per il resto, sempre con il giusto equilibrio tra impegno e leggerezza che contraddistingue i suoi lavori, Giacomo Lariccia propone un nuovo disco decisamente eclettico, sia per temi che per generi musicali: dal “Mambo della gonna di Marylin Monroe” all’attacco pop di “Il primo capello bianco” – titolo non definitivo – fino ai toni lievemente reggae – rap di “Piuttosto”, canzone nata già “più cantata che parlata”, spiega Giacomo. E per i venti partecipanti alla prima serata conviviale “Chez Giacomo”, invitati ad esprimere la preferenza per il possibile singolo d’esordio di “Sempre avanti” non ci sono dubbi: con un ampio consenso la preferita è proprio “Piuttosto”, divertente e originale.
Il brano prende spunto da un’abitudine grammaticale; da quella “moda della lingua un po’ settentrionale” – come dice il testo – di usare l’avverbio “piuttosto” – “che vuol dire pressappoco ‘preferibilmente’”, ripete il ritornello – come ’oppure’ . Si parte da un appunto simpatico al “cummenda navigato”, il caricaturale personaggio milanese del “Piütòst che gniènt, l’è mei piütòst” – come si dice in Lombardia – e di chi come lui “la lingua non la mastica… la frulla!” per avanzare una sottile critica sociale allo stile di vita del nord Italia. Si, perché “le canzoni più belle sono quelle che sotto il velo della leggerezza e del divertissement nascondono temi più profondi e chiavi di lettura più ampie” spiega Giacomo, “come quelle di Edoardo Bennato, che mi hanno fatto crescere e che, lavorando su immagini e favole, riescono sempre a darmi qualcosa” .
È così per “Il primo capello bianco” che, con una base musicale decisamente grintosa, un pop sorprendente per lo stile cantautoriale più tenue cui eravamo abituati nasconde qualcosa di più rispetto allo “shock” per la comparsa del “certo non benvenuto”: i segni del tempo che tanto attanagliano la nostra società sono indice di saggezza e non dimostrazione di mancata giovinezza. Ma dopo il primo “consulto” con il pubblico pare che l’arrangiamento “esageratamente” radiofonico verrà modificato entro settembre, insieme al titolo, per alleggerire un po’. Ora come ora, dice Giacomo “il ritmo è troppo coatto, dobbiamo renderlo più raffinato.” Sì, perché Sempre avanti vuole essere a tutti gli effetti un disco partecipativo, che si crea insieme ad un uditorio, non solo produttore, ma chiamato anche ad intervenire sui brani in una sorta di “work in progress” collettivo prima della registrazione definitiva.
Anche “La fine del mondo” composta durante un grosso temporale a Bruxelles, come “Piuttosto”, parla ironicamente dei “vizietti” del Bel Paese; le strofe non sono altro che una rivisitazione ironica dei sette peccati capitali nel perfetto stile italiano del “lei non sa chi sono io…”.
Insomma, “Sempre avanti” sarà un disco diverso, pieno di sperimentazioni e novità. Appare meno l’uso della chitarra acustica, sostituita, in alcuni casi come in “Bella è la vita” da una chitarra resofonica tutta in metallo tipica della tradizione folkloristica americana che permette di ottenere un’atmosfera più “country”. Poi il suono di gruppo e l’arrangiamento “complesso”, con strutture ad un livello “avanzato” rendono il terzo disco “più maturo” rispetto al precedente. “Ma il grosso elemento di differenza rispetto a ‘Colpo di Sole’ è la consapevolezza” spiega Giacomo “per il lavoro precedente avevo scritto delle canzoni, vinto un concorso e inciso il disco senza che ciò fosse in programma e senza sapere nulla di come si producesse un album. Adesso, invece, sapendo già come funziona, ho potuto adottare un approccio più ‘analitico’ e il nuovo lavoro indica la ferma volontà di andare… sempre avanti!”. E “Sempre avanti”, canzone scritta con titolo imposto è proprio l’inno, carico di positività, che accompagna questo cammino di produzione collettiva dell’omonimo album e il processo di crowd funding propedeutico alla sua nascita. “Siamo a metà strada anche con la raccolta fondi” dice Giacomo “ma i tempi sono cortissimi, probabilmente il disco verrà presentato già ad ottobre qui a Bruxelles, tocca sbrigarsi!”. Nel frattempo godiamoci un assaggio delle note che, in anteprima, Giacomo ci fa ascoltare nel suo video saluto qui sotto:
Loredana Recchia