Il presidente deposto dall’esercito, ma Ashton non ne parla. Il portavoce dell’Alto rappresentante: “Ci sia transizione quanto prima”. Per il segretario generale dell’Alleanza atlantica “non è importante” riflettere sul gesto compiuto dai militari, elemento chiave di equilibrio nel Medio Oriente
Caos Egitto e caos (o caso?) Europa. L’Unione europea non sa dire cosa intende fare per rispondere alle ultime vicende del Paese africano, dove il presidente Mohamed Morsi è stato destituito dall’esercito, la Costituzione sospesa e il governo provvisorio affidato al giudice Adly Mansour, presidente della Corte costituzionale. Per Antonio Panzeri (Pd/S&D), presidente della Delegazione Maghreb del Parlamento europeo, “la primavera egiziana è sospesa” e chiede che “la baronessa Catherine Ashton faccia sentire tutto il peso dell’Ue in questa drammatica vicenda”.
Ma la diretta interessata – l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue – parla prima della deposizione di Morsi esprimendo le proprie “condoglianze” ai parenti delle sedici vittime degli scontri degli ultimi giorni, limitandosi alle dichiarazioni di rito (“l’Unione europea rimane impegnata a garantire al popolo egiziano il proprio diritto alla democrazia”, “l’Ue invita tutte le parti a cessare le violenze e riprendere il percorso democratico”) senza però entrare nel merito.
È toccato al suo portavoce, Micheal Mann, parlare oggi della situazione egiziana, senza però aggiungere granché. “L’Unione europea vuole che tutti gli attori tornino sulla via democratica, che diano vita ad un processo democratico inclusivo e che si evitino violenze”. Ma sulla natura degli avvenimenti delle ultime ore, con la deposizione di Morsi, Mann ha usato parole di dubbia interpretazione. “Non siamo a favore di un intervento militare nelle questioni politiche”, ha detto in un primo momento, salvo poi aggiungere che l’Unione europea “vuole il ritorno al processo democratico e alla transizione il prima possibile, e faremo affari con chiunque possa contribuire a tutto ciò”.
La posizione europea al momento è questa: aperta. Appello al dialogo e invito al ritorno alla democrazia sono le sole cose che Bruxelles ha saputo produrre di fronte alla crisi dell’Egitto. Ma se l’Ue sembra ‘fare orecchie da mercante’, la Nato glissa. “Non mi sembra un aspetto così importante soffermarsi su considerazioni teoretiche circa presunti colpi di Stato”, la risposta del segretario generale dell’Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen, a un commento sull’intervento delle forze armate. “Ciò che conta adesso è trovare una soluzione” alla situazione che si è venuta a creare. Rasmussen, nel corso dell’ultima conferenza stampa tenuta al Residence palace prima della pausa estiva, si è detto “fortemente preoccupato” per quello che sta succedendo, dato che – come ricordato da lui stesso – l’Egitto è “un attore chiave del Medio Oriente”. Al momento, però, c’è cauto ottimismo. “Chiaramente tutto è ancora da vedere, ma non temo contagi”.
Renato Giannetti