L’imminente abdicazione del re del Belgio deve farci riflettere su un aspetto troppo spesso dimenticato nelle nostre moderne democrazie. Abbiamo l’abitudine di chiamarci tutti cittadini e indiscriminatamente parliamo di cittadini dell’Europa, diritti dei cittadini, la parola ai cittadini e via di seguito. Ma in Europa non siamo tutti cittadini. Ancora oggi ci sono fra i nostri paesi cittadini e sudditi. Molti diranno che fa poca differenza, che le moderne monarchie sono tutte costituzionali e che il re è quasi sempre solo un simbolo. Sicuramente vero, ma vero anche il fatto che belgi, olandesi, britannici, spagnoli, danesi, lussemburghesi e svedesi non scelgono direttamente la più alta carica del loro stato. E come nel caso del Belgio, se una parte di loro questa carica non riconosce, non ha la possibilità di esprimere la sua opposizione, tanto meno la possibilità di presentare una candidatura alternativa. Le monarchie costituzionali di fatto obbediscono a regole che non controllano più, che sono così profondamente conficcate nell’ordinamento dello stato da rendere impossibile una loro modifica.
Un regno resta un regno e che lo voglia o no suppone che il potere del re sia un’emanazione divina. In altre parole, una monarchia non può mai essere una democrazia, perché risale a un atto che non è consensuale ma è un’imposizione, una presa di potere. Per questo sbarazzarsi di un monarca, anche costituzionale, non è cosa semplice e mette in discussione tutto l’equilibrio di uno stato, perfino la sua stessa esistenza. Godiamoci dunque, noi che possiamo, le nostre disordinate, chiassose, inconcludenti e sconquassate democrazie e cerchiamo di essere più consapevoli dei loro pregi. Ricordiamoci che, contrariamente ai sudditi, noi cittadini siamo assoluti padroni del patto che ci lega e che malgrado tutto godiamo ancora della sconfinata libertà che emana da ogni rivoluzione.
Diego Marani