Cancellati i servizi idrici dalla direttiva per le privatizzazioni, ma la campagna per il diritto umano all’acqua non si accontenta. Right2water ad ottobre chiederà di più alla Commissione, ovvero che il principio riconosciuto dall’Onu venga sancito dalla normativa Ue
La Commissione europea ha escluso l’acqua dalla direttiva Concessioni, questo significa che, almeno per ora, non ci sarà alcuna regolamentazione Ue per le privatizzazioni dei servizi idrici. Si tratta di una scelta che il Commissario per il mercato interno, Michel Barnier, ha giustificato ricordando il “dovere della Commissione di dare ascolto alle preoccupazioni espresse da così tanti cittadini”. Il riferimento è al milione e mezzo di firmatari dell’Ice, l’Iniziativa dei cittadini europei, per il diritto umano all’acqua, la cui voce deve essere arrivata forte e chiara a Bruxelles.
I promotori dell’iniziativa Right2water, però, non abbassano la guardia; nemmeno quando il Commissario ammette di “capire pienamente perché i cittadini si sentano tristi e arrabbiati quando gli si dice che i servizi idrici saranno privatizzati, contro la loro volontà. Anche lui si sentirebbe così”
Il timore dei difensori del diritto umano all’acqua è che si tratti, però, solo di uno specchietto per le allodole. Questo piccolo passo in loro favore gli si potrebbe addirittura ritorcere contro. Il 31 ottobre l’esecutivo di Bruxelles riceverà la petizione di Right2water, dove si richiede all’Unione europea una normativa che sancisca il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, come riconosciuto dalle Nazioni Unite. Molto di più, insomma, che non la sola esclusione dell’acqua dal tavolo delle trattative per la direttiva 2011/0437. Starà alla Commissione, però, decidere se accettare o meno di trasporre la petizione in proposta di legge. L’ultima dichiarazione di Barnier, si teme, potrebbe essere proprio lo strumento su cui Bruxelles farà leva per dire di no. La giustificazione? In fondo, quello che volevano gliel’hanno già concesso.
L’esclusione dell’acqua dalla direttiva Concessioni, invece, come detto da Jan Willem Goudriaan, Vicepresidente del Comitato dei cittadini, “è stato un passo necessario, ma non sufficiente”. Era imprescindibile perchè in questo modo si è scampato il primo pericolo: ossia che la Commissione presentasse una legislazione sui servizi idrici, prima ancora che la petizione per il diritto umano all’acqua le venisse consegnata.
Non è stato, però, certo sufficiente: la campagna Right2water chiede, infatti, che venga riconosciuto dall’Ue il diritto umano all’acqua, come deciso dall’Onu con la risoluzione del luglio 2010, quando, al momento ancora nessun paese europeo lo ha inserito nella propria costituzione. Le richieste sono scritte a chiare lettere nella petizione e senza scoraggiarsi i suoi promotori sottolineano che per loro “il mandato che ci è stato consegnato da un milione e mezzo di cittadini non è negoziabile”. Per questo motivo la campagna non si ferma: nonostante abbiamo già raggiunto il quorum in 11 paesi (4 in più del minimo richiesto), l’obiettivo è di presentarsi in autunno con il maggior numero di firme possibile e, di conseguenza, il più grande potere politico contrattuale.
Una volta consegnata la petizione alla Commissione, del resto, se anche l’esecutivo dovesse accettarla e passarla come proposta legislativa, il lavoro di lobby per l’acqua, non sarà finito, ma si sposterà ancora in Parlamento e, in seguito, in Consiglio prima che l’Ice per il diritto umano all’acqua, nata dai cittadini, possa diventare legislazione europea.
Camilla Tagino
Sito ufficiale di Right2water: http://www.right2water.eu/