Il premier lascia “con il sorriso” il vertice dei capi di Stato. Risultati “oltre le aspettative” per il lavoro, “vittoria di misura sull’unione bancaria e pareggio sul ruolo della Bei”.
Mentre l’Italia calcistica perdeva ai rigori con la Spagna la partita per la qualificazione alla finale di Confederations Cup (con Angela Merkel che aggiornava in diretta il Consiglio sui rigori), ieri sera l’Italia Paese stava portando a casa una bella vittoria nella lotta alla disoccupazione giovanile. Così, almeno è come la racconta il presidente del Consiglio Enrico Letta, parlando oggi a lavori del vertice conclusi. Dall’Europa, annuncia, arriveranno all’Italia non 500-600 milioni, come inizialmente calcolato: la cifra, ben più consistente, è di 1 miliardo e mezzo di euro.
Il premier conferma che sui giovani “è stata aggiunta una disponibilità di 3 miliardi di euro” rispetto ai 6 già previsti per programmi per combattere la disoccupazione giovanile, tra cui lo schema di garanzia per i giovani, il piano che dovrebbe garantire ai ragazzi fino a 25 anni di età un’offerta di lavoro o di formazione di qualità entro 4 mesi dal termine degli studi o dalla perdita del lavoro. Con questi fondi in più (miliardi non spesi in altre voci, che potranno essere utilizzati per questo scopo, grazie agli strumenti di flessibilità inseriti nel bilancio Ue), si arriva a 9 miliardi di euro. Di questi, annuncia Letta, “siamo in grado di dire che riusciremo ad arrivare a un miliardo e mezzo per l’Italia: triplichiamo così la cifra che pensavamo ci potesse essere assegnata”. 1 miliardo sarà utilizzabile già nel primo biennio, il resto nella fase successiva.
Se per le cifre i risultati sono positivi, sulla pratica resta però ancora tutto da vedere. Come potranno i centri per l’impiego italiani, noti per la loro inefficienza, portare a casa in concreto l’ambiziosissimo risultato promesso dalla garanzia giovani? Del miliardo e mezzo in arrivo per l’Italia, quanti soldi sono destinati a questo piano e quanti ad altre iniziative? Su tutti gli aspetti concreti, Letta non risponde e rimanda tutto alla conferenza che su questo tema si terrà il prossimo mercoledì a Berlino. Lì si ripromette di studiare le “best practices” degli altri Paesi e “copiare” qualche buona azione da tradurre in fatti. Ad avanzare le prime perplessità hanno già cominciato anche i diretti interessati. I “Giovani Italiani Bruxelles” fanno notare che una garanzia giovani limitata agli under 25 davvero poco potrà fare pere chi scegli l’alta formazione, visto che per il nostro sistema educativo, “l’età minima di conseguimento della laurea magistrale è 24 anni”.
Per Letta ”oggi c’è da sorridere” perché i “leader europei hanno parlato ai cittadini e non solo agli addetti ai lavori dell’eurocrazia”, affrontando argomenti “di cui ogni famiglia potrà parlare questa sera a cena”. A fare la loro parte però ci devono essere anche le imprese a cui Letta lancia un ultimatum: “Ora non hanno più alibi e possono assumere giovani, ovviamente a tempo indeterminato”.
Messa in cassaforte la “vittoria” sui giovani, il premier riassume, sempre in termini calcistici, gli altri risultati del vertice: “Abbiamo vinto di misura sull’unione bancaria e pareggiato sul ruolo della Banca europea per gli Investimenti”, spiega. Sull’unione bancaria, mette in guardia, “bisogna che venga garantito il timing e che entro l’anno tutto ciò che deve avvenire avvenga”. Il nodo sono i tempi: “Il pachiderma deve muoversi più rapidamente” ma “il rischio di non riuscire a fare tutto entro quest’anno c’è”.
Infine il tema Banca europea per gli investimenti: “Vorremmo fosse il braccio per l’economia reale, vogliamo faccia di più”, insiste Letta. Un risultato per ora non raggiunto: nelle conclusioni del vertice “c’è un arretramento” dal 50 al 40% dell’aumento dell’attività di prestito. Tornando poi sul dibattito che vede alcuni Stati più preoccupati che la Bei mantenga “la tripla A”, Letta assicura: “anche noi lo vogliamo, ma le due cose possono essere tenute insieme”.
Letizia Pascale
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