Per la riforma della Politica agricola comune 2 anni di lavoro e 50 incontri interistituzionali
Coveney: “Proteggerà lo sviluppo sostenibile del settore fino al 2020 e anche oltre”
De Castro (S&D): “Testo significativamente migliorato rispetto alla proposta iniziale”
Nell’ultimo giorno dei negoziati l’accordo sulla Politica agricola comune è stato trovato. “Lavoreremo anche di notte se necessario” aveva promesso il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro (Pd/S&D), e così è stato. “Dopo due anni di lavoro, circa 8mila emendamenti presentati, cinquanta incontri interistituzionali abbiamo una riforma significativamente migliorata rispetto alla proposta iniziale della Commissione”, ha esultato De Castro. E anche la presidenza di turno irlandese ha motivo di gioire, il raggiungimento dell’accordo sulla Pac prima della fine del suo mandato era una delle sue priorità, e con l’ok anche al Multiannual Financial Framework (Mff), il bilancio pluriennale dell’Ue, Dublino ha fatto veramente l’en plein.
“Per la prima volta, le tre istituzioni europee si sono riunite per concordare il quadro per lo sviluppo del settore agricolo europeo, e hanno consegnato una politica che io credo protegga lo sviluppo sostenibile del settore fino al 2020 e oltre” ha affermato Simon Coveney T.D., ministro irlandese dell’Agricoltura che ha gestito questi negoziati che ha definito “difficili, accesi ma sempre cordiali”.
È la prima volta che l’Aula di Bruxelles ha diritto di dire la propria sulla riforma della Pac, grazie al Trattato di Lisbona, anche se non ha potuto incidere su tutti gli aspetti della riforma. A causa delle difficili e contemporanee trattative sul Mff alcune importanti questioni sono state però tenute fuori dalla discussione con i deputati, con non poco disappunto da parte dell’Aula che però su questo ha dovuto cedere. “Non potete pensare che i ministri adottino decisioni contrarie ai loro capi di Stato e governo, ecco perché non abbiamo potuto prendere decisioni su questi temi” ha spiegato Coveney, riferendosi alle decisioni prese nel Consiglio europeo di febbraio e che gli Stati non erano disposti a discutere. Lo stesso Alain Lamassoure, capo delegazione del parlamento per la negoziazione sul Mff, ha detto che questi temi non sono stati discussi “ma lo saranno nelle discussioni tecniche e ne terremo conto nel voto finale sul bilancio previsto per la Plenaria di settembre”. Restano esclusi dalla trattativa i tetti dei pagamenti alle grandi aziende, la più equa distribuzione tra agricoltori e la flessibilità nei trasferimenti dei fondi dai bilanci nazionali per i pagamenti diretti ai programmi di sviluppo rurale.
L’accordo è stato raggiunto su un plafond complessivo di 400 miliardi, circa il 41% del bilancio settennale complessivo. Per assicurare che i pagamenti diretti vadano solo a chi effettivamente coltiva la terra, e non anche a chi avendo un terreno che in passato aveva un uso agricolo (come accadeva prima) è stata redatta una lista nera di aziende che non potranno più fare richiesta dei sussidi. Ci saranno anche regole più stringenti per evitare il cosiddetto “double founding”, ovvero il finanziamento da entrambi i ‘pilastri’ della Cap, per lo stesso tipo di attività. Anche le sanzioni per gli allevatori che non riusciranno subito a mettersi in regola con le nuove regole sul greening, ovvero la percentuale di coltivazioni sostenibili obbligatorie, saranno bloccate per i primi due anni.
Questa è stata da sempre una delle battaglie di Giovanni La Via (Ppe), uno dei tre relatori dell’Aula. “Dobbiamo consentire agli agricoltori di familiarizzare con le nuove regole prima di applicare sanzioni, non è giusto penalizzarli dall’inizio” ha detto La Via. A Partire dal terzo anno la multa sarà del 20% e poi del 25% e verrà introdotto un sistema di allarme per le piccole infrazioni che avvisa il beneficiario nei casi di irregolarità non grave che può essere così corretta velocemente evitando multe. “Così il sistema sanzionatorio è più razionale ed efficace” ha aggiunto La Via.
Ci saranno poi regole per rendere più semplice per gli agricoltori di consorziarsi per affrontare meglio le crisi e le oscillazioni dei prezzi sul mercato e le quote sullo zucchero sono state prolungate fino al 2017 (prima erano fino al 2015). Per incentivare i giovani a non abbandonare il lavoro della terra il Parlamento ha insistito per dare agli agricoltori sotto i 41 anni un ulteriore 25% in di pagamenti per i primi 25-90 ettari di terra. I piccoli agricoltori potrebbero anche ottenere più soldi, se gli Stati membri decideranno di istituire un regime specifico per loro.
Soddisfatto anche il presidente della Coldiretti, Sergio Marini: “L’accordo valorizza infatti il ruolo dei veri imprenditori agricoli stabilendo che possano beneficiare del sostegni solo gli agricoltori attivi e come richiesto da Coldiretti saranno gli Stati membri a definire gli aventi diritto”.
Alfonso Bianchi
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