Le proteste di questi giorni rischiano di bloccare la ripresa del processo di adesione, in stallo da anni. Tra i contrari Austria e Olanda. Germania propone slittamento di quattro mesi. Bonino: No al muro contro muro
Dopo tre anni di stallo, un nuovo capitolo di negoziati avrebbe dovuto aprirsi il prossimo mercoledì. Ma le rivolta di piazza Taksim e la dura reazione delle autorità mette seriamente a repentaglio la ripresa del processo di adesione della Turchia all’Unione europea. A Lussemburgo, dove oggi sono riuniti i ministri europei degli Affari Esteri, la questione è diventata delicata con i capi delle 27 diplomazie chiaramente divisi. Se molti, come Italia e Belgio, chiedono che “sia lasciata aperta la porta”, c’è anche chi, sposa la linea dura. Per l’Austria, Ankara deve “dare segnali” e “fare passi avanti” se vuole che il negoziato riprenda, sulle stesse posizioni anche l’Olanda, mentre la Germania, inizialmente più intransigente, ha proposto una soluzione di compromesso: fare slittare la ripresa dei negoziati di quattro mesi, per segnalare l’irritazione dei Ventisette. “Da una parte non possiamo agire come se non fosse accaduto nulla – ha spiegato il ministro degli esteri tedesco, Guido Westerwelle – dall’altra dobbiamo avere una strategia che tenga conto degli interessi di lungo periodo dell’Europa”.
Dopo le discussioni di oggi, la decisione finale arriverà martedì 25 nell’ambito del Consiglio Affari generali in cui siedono i ministri delle politiche europee, cui compete il tema dell’allargamento. Perché si decida di far ripartire la trattativa è necessaria l’unanimità dei 27. Se oggi o domani non si trova un accordo unanime, la conferenza intergovernativa destinata a dare il via libera potrebbe essere rinviata di mesi. Lanciate nel 2005, le trattative per l’adesione della Turchia sono avanzate in modo estremamente lento e ad oggi è stato chiuso solo un capitolo negoziale su 35.
“Sono sempre convinta che il futuro della Turchia sia nella Ue, ma questo richiede enormi progressi su tutto il lavoro che deve essere fatto”, ha sottolineato il Commissario agli affari esteri, Catherine Ashton. Dopo aver ricordato di aver “già espresso preoccupazione per la situazione”, il capo della diplomazia Ue ha affermato che la decisione di riaprire il negoziato “spetta agli stati membri”.
Per il ministro degli esteri italiano, Emma Bonino ora è necessario soprattutto evitare il “muro contro muro” e trovare una posizione condivisa. “Le critiche che dovevamo fare le abbiamo fatte con molta determinazione” ha ricordato il ministro aggiungendo: “forse qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza: se avessimo aperto i capitoli sugli aspetti giudiziari e dei diritti umani avremmo un dialogo più strutturato con gli amici turchi”. Bonino non si e’ comunque detta ottimista: “credo che ci sia ancora un bel po’ da lavorare”, ha affermato, auspicando “che l’Europa si comporti all’altezza della sua credibilità”.