Qualche giorno fa ho incontrato il mio editore, mi ha chiesto se mi diverto ancora, a scrivere.
Lo ha fatto nel modo più semplice ed eloquente potesse fare, mi ha chiesto: “Ti diverti ancora, a scrivere?”.
Che sembra una domanda banale, ma io sul Ti, di “Ti diverti ancora, a scrivere?”, io sul Ti, avevo già capito l’antifona.
Sì sì, gli ho risposto.
Allora lui ha ribadito che devo consegnare prima, che se una cosa deve uscire la domenica, va consegnata il venerdì, e non la domenica stessa.
Gli ho risposto nel modo più semplice ed eloquente potessi fare, gli ho detto “C’hai ragione”.
Poi sono tornato a casa, mi sono chiesto se era vero, che mi diverto ancora, a scrivere. Ho cercato di rispondermi nel modo più semplice ed eloquente potessi fare, non ci sono riuscito, mi sono venute diverse risposte, e tutte piuttosto articolate.
La prima risposta, forse soffro di ansia da prestazione, che io vedo sul sito in cui scrivo ci sono tutti dei cervelli in fuga, c’hanno tutti delle cose interessanti da dire su degli argomenti di cui io so poco o niente, ogni tanto quando scrivo le mie cose, mi sembra di scrivere dalla luna. Che poi è anche una cosa che mi dice sempre la mia fidanzata, che io non abito sulla terra, abito sulla luna.
La cosa bella di quando avevo il mio blog, era proprio il fatto che potessi scrivere tutte le porcherie che volevo, anche quelle poco interessanti, e che queste alla fine risultavano essere le più interessanti, nella loro non-interessantezza, o non-interessantità.
Poi a proposito di cervelli in fuga io volevo dire la mia, anche io e il mio cervello siamo in fuga, l’unica cosa, quando abbiamo lasciato l’Italia siamo andati in posti diversi, io sono andato da una parte, lui è andato dall’altra.
Ci rivedremo tra qualche anno. Se va bene.
Che poi qui a Bruxelles con tutti questi cervelli, ne arrivano a decine tutte le settimane, tra poco non se ne potrà più, anzi, non se ne può più già adesso.
Cari cervelli, se mi dite dove avete lasciato tutti i vostri rispettivi corpi, non è escluso che decida di raggiungerli, probabilmente mi troverei anche più a mio agio.
La seconda risposta, un paio di settimane fa avevo scritto una cosa sul velo e l’uso del cellulare, ecco, quella a me era sembrata una cosa interessante.
Ora, partiamo dal presupposto che ringrazio i miei lettori, e a maggior ragione ringrazio i lettori che commentano i miei post, sia in bene che in male.
Chiarito questo presupposto, ci sono state alcune repliche che mi hanno lasciato un po’ così.
Ad esempio mi chiedono, Ti preoccupi tanto del telefonino attaccato al velo, ma perché non ti occupi del bere che fa male al fegato, o del fumare che fa male ai polmoni, dei gas nocivi dei SUV o della fame del mondo?
E quindi uno più uno fa due, siccome non ho scritto della fame nel mondo ma ho scritto dei telefonini tenuti dal velo, allora sono diventato, cito, “Missionario che porta la civiltà”.
Ringrazio qualche altro personaggio per avere detto la sua, che era anche un po’ la mia, nel modo più semplice ed eloquente potesse fare, dicendo “Quella del cellulare inserito nel velo la trovo una brutta abitudine”.
Punto.
Perché io di questo, stavo parlando. Non voglio colonizzare proprio nessuno. Era esplicito sin dal titolo, il velo non c’entra in quanto simbolo, c’entra in quanto mezzo.
Quale missionario e missionario, io sono pure ateo, immigrato, figlio di immigrati, e ho partecipato a decine di manifestazioni contro gli interventi militari degli ultimi decenni che si dicevano voler esportare la democrazia.
Stiamo parlando di un’altra cosa.
Test a crocette.
– Tenere il telefono cellulare acceso e in chiamata attaccato all’orecchio usando un velo, è una buona abitudine. q vero q falso
– Consigliereste a vostra figlia di andare in giro col cellulare acceso e in chiamata attaccato all’orecchio usando un velo, una sciarpa, un casco, una benda, o qualunque altro oggetto fasciante. q vero q falso
Ah, ecco. Volevo ben dire.
E poi sì, lo ammetto, non ho parlato della fame nel mondo.
Uno potrebbe parlare della Juve, ma allora dovrebbe parlare anche del Toro.
Potrebbe parlare del Belgio, ma dovrebbe parlare anche del Lussemburgo.
Potrebbe parlare di Bon Jovi, ma allora perché non degli Europe.
Uno potrebbe parlare dei ladri d’appartamento ma farebbe un torto agli scippatori.
Uno potrebbe scrivere sulla Coca-Cola, ma allora anche sulla Fanta.
Su Cicciolina, ma anche su Moana Pozzi, Su Berlusconi ma pure su Craxi, Su Lenin e su Stalin, su Primo Carnera e su Cassius Clay, sul tango e sul flamenco, sulle betulle e sui larici, sulla peperonata e sull’insalata di patate.
Anzi guarda, facciamo una cosa.
D’ora in poi sto ben attento a non scrivere mai più di niente, così almeno non faccio un torto a tutti gli altri argomenti possibili immaginabili di cui avrei potuto scrivere.
Ru Catania