Niente di fatto all’Ecofin sulle strategia per la risoluzione delle crisi bancarie, mercoledì si cerca l’accordo last minute prima del Consiglio europeo. Confermate però la chiusura della procedura di infrazione per l’Italia e l’ingresso della Lettonia nella moneta unica
La discussione sul meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie è stata più complicata del previsto e così il Consiglio Ecofin non è riuscito a raggiungere un accordo. I ministri dei Ventisette dovevano mettere a punto le strategie per il ‘fallimento ordinato’ di quegli istituti che non possono più essere salvati e devono essere liquidati.
“Pensavo che quella di oggi sarebbe stata l’ultima riunione dell’Ecofin a dover presiedere”, ha commentato Michael Noonan, ministro delle Finanze dell’Irlanda, Paese con la presidenza di turno del Consiglio Ue fino a fine mese. “Se non ci sarà un accordo mercoledì, certamente sarà trovato sotto presidenza lituana”, ha aggiunto fiducioso. Il problema però è che il testo del provvedimento dovrebbe essere sul tavolo dei capi di Stato e di governo entro il summit di giovedì per procedere a una veloce approvazione di un testo che la Bce, e non solo, chiede a gran voce.
“L’incontro di oggi ha permesso di percorrere il 90% del cammino e siamo vicini ad un accordo: mancano pochissime questioni e ci rincontreremo mercoledì” per risolverle, ha detto il ministro delle Finanze francese, Pierre Moscovici, mostrando ottimismo. “Abbiamo fatto progressi significativi e le distanze sono state accorciate ma ci sono ancora questioni cruciali da risolvere” gli ha fatto eco Noonan secondo cui il problema principale è la flessibilità. “I Paesi dell’euro hanno il fondo salva-Stati permanenti Esm, e i Paesi che non hanno la moneta unica hanno bisogno di più flessibilità perché non hanno accesso all’Esm”. Nel progetto di unione bancaria l’Esm può intervenire per iniettare liquidità nella banche in difficoltà dell’Eurozona e solo in quelle. “È una questione Paesi euro-Paesi non euro”, ha ribadito l’irlandese.
Lo schema finora individuato prevede che in caso di fallimento le perdite si riverserebbero prima sugli azionisti, poi sugli obbligazionisti e solo infine sui depositi dei risparmiatori, ma solo quelli sopra i centomila euro, gli altri verrebbero comunque tutelati. La buona notizia è però che nella prima parte dell’incontro, i ministri hanno approvato la chiusura della procedura per deficit nei confronti di cinque Paesi tra cui l’Italia (poi Lettonia, Lituania, Romania e Ungheria). Via libera anche all’apertura della medesima procedura per Malta, alla concessione di più tempo per mettere i conti in ordine a Paesi Bassi, Polonia, Francia, Portogallo, Slovenia e Spagna, e infine l’ingresso della Lettonia nell’euro a partire dall’1 gennaio 2014. Tutte decisioni previste e ampiamente annunciate.
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