Il leader dell’Ukip ha aperto un fondo per la sua famiglia in un paradiso fiscale
“È stato un errore, l’ho fatto per questioni di eredità, ma poi non l’ho mai usato”
Solo il mese scorso li aveva definiti il “nemico comune”: le “persone ricche o le compagnie di successo” che evadono le tasse. Per il leader del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito (Ukip), Nigel Farage erano il male da combattere. Giusto. Peccato che mentre puntava il dito, lo stesso leader degli euroscettici avesse aperto un fondo in un paradiso fiscale offshore, per aggirare il fisco e ridurre l’importo delle tasse da pagare. A rivelarlo il quotidiano Daily Mirror che in prima pagina questa mattina titolava: “Farage apre un conto offshore per evadere il fisco”. Molto più di una semplice insinuazione, tanto che il leader dell’Ukip ha già dovuto ammettere le sue colpe, tentando di chiarire la sua posizione.
Il “Farage Family Educational Trust 1654”, questo il nome del fondo, è stato aperto da un consulente sull’Isola di Man ma, l’eurodeputato ha assicurato di non averne mai beneficiato personalmente. Al Mirror ha spiegato ai avere aperto il fondo sotto consiglio dei consulenti finanziari per “questioni di eredità” e per mettere da parte i soldi per pagare l’istruzione dei nipoti. “È stato un errore” ammette Farage, per diverse ragioni, “in primo luogo – dice – non ero abbastanza ricco per averne bisogno e non lo sarò mai”.
Secondo quanto riferito, Farage avrebbe avuto azioni nel fondo dal 2003, dopo avervi trasferito le partecipazioni azionarie della sua ditta di commercio, la Farage Ltd. Il politico britannico ha però assicurato di non esserne un beneficiario e che tutti i dividendi, 969 mila sterline, andarono a suo fratello Andrew, come confermato anche dal contabile della società.
I contorni della vicenda, insomma, sono ancora da chiarire. Ma ce n’è già abbastanza per sollevare un polverone, soprattutto considerando l’atteggiamento intransigente tenuto fino ad ora da Farage nei confronti degli evasori. Parlando in veste di eurodeputato, solo il mese scorso, aveva esortato i compagni del gruppo a combattere, in quanto “nemico comune”, gli euroburocrati che guadagnano 100 mila sterline l’anno e pagano il 12 per cento delle imposte, in base alle norme comunitarie. “È frode fiscale al livello più alto” aveva detto: “Come possono essere considerati onesti?”.
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