Non c’è una legge che impedisca di fare i nomi, in questo caso, ma esiste il rispetto della privacy e dunque non leggerete nomi in questo pezzo. Ma la notizia c’è. C’è un membro del collegio della Commissione europea, uno dei 27 (tra dieci giorni saranno 28), che questa mattina, con l’altro genitore, era in una scuola pubblica di Bruxelles per iscrivere un erede. La segretaria della scuola che ha presentato l’istituto e spiegato le regole per l’accesso, non sapeva chi aveva di fronte, aveva capito che non si trattava di belgi “non parlavano un buon francese”, e per questo sospettava che lavorassero “all’Unione europea”, ma non sapeva altro (forse perché non conosce i nomi del membri del Collegio). D’altra parte non si vedevano né auto blu né autisti o scorte vicino alla scuola, dove i due si erano evidentemente recati “con mezzi propri”.
Fin qui nulla di curioso, tranne una domanda: ma con i fior di milioni che si spendono per le scuole europee, dove si promette una formazione “europea”, plurilingue, di alto livello, perché proprio chi sa ha i mezzi per sapere bene come funzionano sceglie la scuola pubblica belga?