Si affievoliscono le speranze di trovare un’intesa entro la scadenza della presidenza irlandese. Parlamentari intenzionati a non andare al Consiglio agricoltura in Lussemburgo. Speranze riposte negli ultimi giorni di triloghi
“Se stessimo eleggendo il papa, diremmo: fumata nera”. Il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, riassumeva così, ieri sera, lo stato dei negoziati per trovare un accordo sulla Politica agricola comune. Sia lui sia tre relatori dell’Aula hanno raccontato di un accordo ancora lontano e che vede le speranze di trovare un’intesa entro la scadenza della presidenza irlandese (e cioè entro la fine di giugno) ormai ridotte davvero all’osso.
I tempi sono sempre più stretti: il 25 giugno si terrà a Lussemburgo il consiglio agricoltura, ma a questo appuntamento il Parlamento europeo vuole arrivare avendo già trovato un accordo sui punti principali della riforma. Oppure non si presenterà nemmeno. “Abbiamo deciso di continuare a negoziare ma non abbiamo sciolto la riserva se andare o no a Lussemburgo” ha spiegato De Castro: “Ancora troppi punti non hanno trovato una soluzione accettabile”. Le ultime speranze sono tutte riposte nei triloghi ancora in atto in questi giorni per tentare di giungere a un compromesso sui diversi nodi da sciogliere per definire la Politica agricola comune del settennio 2014-2020: “La decisione per ora è che non andiamo, ma abbiamo predisposto tutto – lascia uno spiraglio De Castro – nella speranza che i prossimi triloghi ci possano dare luce verde”. La riserva dovrebbe essere definitivamente sciolta giovedì, ultimo giorno di triloghi. Su una cosa De Castro non ha dubbi: la fine del processo sarà a Bruxelles. “L’ultimo atto per stabilire se abbiamo o no accordo politico – dice – sarà la Commissione agricoltura nel suo formato pieno. La speranza è che nella ComAgri, già fissata per il 26 giugno, i gruppi politici possano sostenere l’accordo”.
Molti i temi su cui il Parlamento vorrebbe ancora trattare, ma su cui non trova flessibilità da parte del Consiglio. “Dopo 15 triloghi qualcosa necessariamente è stato fatto – ha spiegato Luis Manuel Capoulas Santos, relatore per il dossier su aiuti diretti e sviluppo rurale – ma ora come ora non è stato concluso nessun accordo su nessun aspetto in particolare”. “Consiglio e Commissione – ha aggiunto – dovranno essere più flessibili se vogliono un’intesa. Noi diamo la disponibilità a negoziare fino all’ultimo minuto ma qualsiasi accordo deve prevedere concessioni da parte di tutti”. Anche per Michel Dantin, relatore sull’Ocm unica (organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli), i triloghi della scorsa settimana “hanno portato progressi ma nessun capitolo riguardo l’Ocm è stato concluso”. Questa settimana, spiega, ci sono due punti di estrema importanza da trattare: il diritto alla concorrenza e il “pacchetto latte”.
Per Giovanni La Via, che cura il dossier dedicato a finanziamento, gestione e monitoraggio della riforma, tra i nodi da sciogliere c’è quello della componente ambientale della riforma, il cosiddetto greening “su cui il Parlamento europeo è disposto a trattare, ma su cui – avverte – non potremo accettare che la posizione del Consiglio a riguardo sia quella finale”. A proposito del suo dossier, l’eurodeputato ha spiegato che si è “trovata già un’intesa con le altre due istituzioni sulla definizione della domanda multi annuale e sul sistema di allerta, di cui vanno limati i dettagli nell’accordo finale”. Oltre al greening, restano “aperti”, invece, “i temi riguardanti il ruolo e la definizione delle agenzie di pagamento”, di cui la Commissione vorrebbe ridurre il numero, mentre il Consiglio oppone resistenza.
Letizia Pascale