Una disputa etnica/confinaria nella complicata compagine istituzionale bosniaca rischia di gettare un’ombra su un percorso che non è comunque messo in discussione
Il membro serbo della presidenza tripartita della Bosnia ha rifiutato di approvare un accordo di frontiera con la Croazia, mettendo improvvisamente in forse la cerimonia della firma di questo accordo domani a Bruxelles. La cosa non ha un’influenza diretta sull’allargamento dell’Unione a Zagabria il primo luglio, ma rischia di destabilizzare le relazioni nella regione.
Domani a Bruxelles Bosnia, Croazia e Unione europea a Bruxelles potrebbero dunque non incontrasi dopo che Nebojsa Radmanovic, membro serbo della presidenza tripartita, ha rifiutato di approvare l’accordo raggiunto ieri, dicendo che si tratta del lavoro di una vecchia commissione “ad hoc”, che aveva firmato il primo accordo senza l’approvazione della Presidenza dello Stato.
Al momento l’appuntamento è ancora sull’agenda del commissario per l’Allargamento Stefan Fule e un funzionario del ministero degli Esteri bosniaco, secondo il sito Balkaninsight, ha detto che speravano di risolvere il problema prima della riunione, ma l’evento potrebbe essere annullato.
La Commissione europea preme per una soluzione immediata dell’impasse entro i tempi previsti per la cerimonia di domani, che cade meno di due settimane prima dell’ingresso della Croazia nell’Unione. “L’Unione europea si attende la firma di questi importanti accordi, il 19 giugno a Bruxelles”, afferma una nota. Ma un altro problema è alle porte: nessun rappresentante della componente bosniaca del governo della Bosnia-Erzegovina è stato nominato per partecipare alla firma. Ma la polemica si va infiammando. Secondo il ministro bosniaco delle Comunicazioni e dei Trasporti, Damir Hadzic Radmanovic realizza “un tentativo di distruzione della Bosnia ed Erzegovina sul piano regionale e internazionale”.
L’accordo di confine è importante perché permetterebbe che cittadini e beni dalla Bosnia possano ancora entrare facilmente in Croazia dopo il primo luglio, quando i vecchi accordi tra i due paesi perderanno efficacia.