La politica estera europea. Un argomento affascinante di cui avevo deciso di non parlare. Perché dovrei parlarne in un blog che tratta di comunicazione visiva e di Europa? E’ ormai ben noto che l’attuale Alto Rappresentante non ama le telecamere, per cui sarebbe troppo facile mettersi a parlare della mancanza di immagini interessanti. A proposito, mi pare di capire che le telecamere non amino lei adesso, visto che i fotografi dell’UE hanno deciso di boicottarla, ma questa è un’altra storia.
Come dicevo, avevo deciso di non parlare di politica estera europea. Fino ad ora. Perché? Perchè ho visto un video. Il protagonista del video, non è ovviamente chi fugge dalle telecamere. No, questo è il video di una dichiarazione sulla Siria del Presidente della Commissione José Manuel Barroso.
Eccolo (è lungo solo un minuto e venti secondi, quindi guardatelo prima di leggere oltre!):
Ora, un caveat importante su quello che sto per dire: la situazione in Siria è catastrofica. E’ davvero una macchia nella coscienza del mondo. E’ terribile vedere un paese sistematicamente distrutto e Siriani innocenti perdere la vita. Sono stata in Siria qualche anno fa e vedere tutti i posti che abbiamo visitato trasformati in zone di guerra mi dà un dolore immenso. Cresce sempre più il bisogno di fare qualcosa.
Ma …. che senso ha il video di questa dichiarazione? Lo chiedo perché sono rimasta assai perplessa dopo averlo visto: su due livelli, uno più tecnico e l’altro più legato al contenuto.
Partiamo dall’aspetto tecnico:
Perchè un video? Se la si legge, la dichiarazione ha alcuni elementi forti, soprattutto alla fine. Ma questa registrazione guardando direttamente in telecamera, con voce piatta, riduce enormemente l’impatto drammatico di ciò che viene detto. E poi perché questo bruttissimo sfondo blu? (OK, abbiamo capito che sta parlando a nome dell’Unione Europea e quindi ci deve essere sempre il blu e il giallo, ma tutto ha un limite!): perché non poteva essere registrato in un ufficio normale?
Il video è uno strumento efficacissimo, ma deve essere usato correttamente. Con alcune piccole modifiche, questa dichiarazione avrebbe potuto essere molto più potente e avere forse un po’ più delle attuali 270 views.
Piccola modifica numero 1) Evitare la registrazione in studio e registrare in un bel ufficio.
Piccola modifica numero 2) Immagino che la registrazione sia avvenuta nel mezzo di una fitta serie di incontri ufficiali e riunioni e fatta quasi di corsa; il testo sarà stato scritto dal suo staff e consegnatogli poco prima di entrare in studio. Se fosse riuscito a leggerlo un paio di volte in più prima di registrarlo, forse il presidente Barroso sarebbe sembrato più sincero e coinvolto;
Piccola modifica numero 3) Per sembrare sincera e coinvolta, la dichiarazione avrebbe dovuto avere un tocco un po’ più personale, ottenuto aggiungendo un paio di frasi brevi, ma adesso sto passando al contenuto quindi…
Perplessità numero due:
Perché annunciare un grosso finanziamento in aiuti umanitari (il motivo principale della dichiarazione, immagino) e poi ridurne l’importanza dicendo che è solo un palliativo? Qui, per esempio, una piccola frase in più avrebbe contribuito a renderlo più personale, qualcosa come: “Lo so che è ben lungi dall’essere una soluzione perfetta, ma a volte aiutare persone innocenti a sopravvivere è l’unica cosa che possiamo fare”.
Ma forse il motivo della dichiarazione è un altro e lo si trova nelle frasi finali: “È necessaria una soluzione politica del conflitto … e un governo inclusivo di transizione”. Parole forti, ma necessariamente vaghe. Tutti potremmo essere d’accordo in linea di principio, ma cosa sta facendo l’UE perchè questo accada? Ma quando dico QUESTO di cosa sto parlando esattamente? E ancora, COSA può fare l’UE? “Abbiamo il dovere di agire” – dice il presidente. Lasciamo stare il fatto che ha usato esattamente la stessa metafora della ‘macchia’ a proposito della Siria quando ha ritirato il premio Nobel per la pace sei mesi fa. Quello che avrebbe dovuto aggiungere è …. “certo, di agire, ma non possiamo davvero fare molto, perché non siamo d’accordo tra di noi su cosa fare, e se per questo ci sono ben poche cose su cui siamo davvero tutti d’accordo, quando si tratta di politica estera”.
E avrebbe potuto concludere – ad lib – con qualcosa come:
“Allora, potete continuare a dare la colpa alla Commissione o all’Alto Rappresentante, ma in realtà la colpa è degli Stati membri che ancora non hanno capito che più uniti saremmo molto più efficaci e influenti nel mondo. O forse lo hanno capito benissimo ma non vogliono rinunciare all’idea che la politica estera è prerogativa degli Stati membri. Una politica estera europea di successo ha bisogno di leader coraggiosi e visionari, sia qui a Bruxelles che nelle capitali nazionali; leader che credano veramente che decidere e agire insieme – o forse anche decidere insieme di non agire – sarebbe un bene per tutti e non solo per l’Europa.”
OK, forse lui non avrebbe potuto concludere in questo modo … ma io sì.