La televisione pubblica non si può chiudere. Vorrei avere la semplicità e la forza espressiva che Platone attribuisce a Socrate per dirlo, ma questa storia del governo democratico della Grecia, di dove la democrazia è nata, che, di colpo, chiude la televisione pubblica mi fa rabbrividire. E’ uno sconcerto, una paura vera, che mi sono montati durante la giornata.
E’ una cosa che in un paese democratico non si può fare: i cittadini hanno diritto ad un’informazione (nel senso più ampio del termine, che vuol dire cultura, alcune forme di spettacolo, di sport…) che sia fornita da un organo che è loro, che, almeno in teoria, non ha interessi da difendere se non quello del dritto de cittadini ad essere lealmente informati.
Se la crisi incalza, se gli ascolti sono appena al 10%, se i costi sono troppo alti, se si scopre che i dipendenti sono in gran parte raccomandati dai partiti che mangiano il pane a ufo si possono chiudere le reti di intrattenimento puro, si può risparmiare sulle trasferte, sulle sedi estere, si possono tagliare un sacco di costi (la Rai, realtà molto simile a Ert, potrebbe essere un altro buon caso dove applicare ricette di questo tipo) ma non si può chiudere l’informazione e la cultura pubbliche. Si tratta di una grande conquista. Di un indice di civiltà, prima ancora che di democraticità.
Il governo Samaras ha dato una pessima prova di se, ha calpestato quei cittadini ai quali chiede i sacrifici che stanno facendo. Non è giusto, non è tollerabile e noi giornalisti europei dobbiamo solidamente, con convinzione e senza alcun dubbio lottare finché questo scempio democratico non sia superato.
Resta un dubbio, quasi una speranza. Samaras dicendo che ha fatto questo perché la Troika gli ha chiesto di tagliare i dipendenti pubblici lo ha fatto per una estrema raffinatezza politica? Per scatenare, come sta accadendo, una protesta europea contro i diktat della Troika Ue-Fmi-Bce? La Commissione europea già si è tirata fuori, “non l’abbiamo chiesto noi”, ha detto in mattinata, mentre il Parlamento ha espresso durissime condanne. Speriamo che, se è così, il piano preveda l’immediata riapertura della televisione pubblica, magari con meno reti, con meno dipendenti, con meno costi, ma che resti aperta e possa fare informazione, magari meglio di ora, per tutti i greci, che non possono avere solo le tv degli armatori.
Ma il dubbio che non sia così è forte, nel paese dove Kostas Vaxevanis, il giornalista che ha pubblicato una lista di potenziali evasori fiscali greci fornita dal governo francese a quello di Atene, nel nome di una bizzarra legge sulla privacy è stato arrestato ed ora (liberato) attende il processo.