Un elefante che costa una montagna di soldi ma ha ascolti bassisimi. Da sempre luogo di scorribande dei partiti, Ert rinascerà come canale privato. Il governo: “Dobbiamo ridimensionare gli organici della pubblica amministrazione di 2mila persone entro la fine di quest’anno”.
Da mezzanotte la tv pubblica greca Ert non c’è più. Il governo ne ha deciso la chiusura in blocco, cinque canali, siti web, canali web, tutto fermato. I 2.656 lavoratori sono stati di fatto licenziati (avranno un “indennizzio”), qualcuno, 700 si dice, potrà andare in prepensionamento, gli altri, forse, in parte, saranno riassorbiti da una nuova entità “moderna ma non pubblica” che dovrebbe nascere tra tre mesi.
Il portavoce del governo di Antonis Samaras, Simos Kedikoglou, ha sottolineato che “i network pubblici hanno da 3 a 8 volte i costi delle altre televisioni”, e la loro privatizzazione “consentirà al governo di rispettare l’impegno preso con la Troika di ridimensionare gli organici della pubblica amministrazione di 2mila persone già entro la fine di quest’anno e di 14mila unità entro fine 2014”. La tv pubblica greca era un serbatoio clientelare per i partiti, e la sua audience ridicola, di circa il 10%, nonostante i circa 300 milioni annuo trasferiti dallo Stato. Ora restano in Grecia altre catene, quasi tutte controllate da armatori/editori.
“In un momento in cui chiediamo grandi sacrifici alla popolazione ellenica non possono esistere realtà intoccabili – ha detto Kedikoglou – ed Ert è una situazione dove esistono grandi sacche di opacità e di spreco di denaro pubblico”.
Poche ore prima l’ex presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, in un intervento pubblico ad Atene aveva detto che “la Grecia è sulla buona strada e potrà tornare alla crescita nel 2014. Non vendete le vostre isole a qualsiasi prezzo!”, si era raccomandato. Forse si era preoccupato visto l’esito dell’asta della società pubblica del gas, che è andata a vuoto lunedì, senza che si presentasse nessun acquirente, nonostante un primo interesse manifestato dalla russa Gazprom, che ora potrebbe effettuare l’operazione a un prezzo stracciato.