Domani inizia la due giorni di audizioni della Corte costituzionale federale sullo scudo antispread
Secondo un sondaggio la maggioranza dei cittadini vorrebbe fermare la Banca centrale europea
Un sondaggio diffuso oggi in Germania rivela che il 48% dei cittadini, vorrebbe che la corte di Karlsruhe fermasse la politica della Bce, mentre solo il 31% considera sbagliate le ragioni dei ricorrenti. La questione è attuale perché domani davanti alla Corte costituzionale tedesca che sta appunto a Karlsruhe andrà in scena “una guerra fratricida”, come scrive oggi il quotidiano Handelsblatt, tra i compatrioti Joerg Asmussen e Jens Weidmann. Il primo rappresenta Mario Draghi per difendere la politica della Bce e lo dovrà fare di fronte al suo ex compagno di studi, ora capo della Bundesbank.
Si tratta di un nuovo ciclo di audizioni del “Secondo Senato” della Corte, dopo altre che si sono svolte nei mesi scorsi, verso una sentenza di legittimità costituzionale attesa per settembre. Sotto esame c’è lo scudo anti-spread della Bce (Omt), deciso un anno fa per salvare i paesi in difficoltà. Ma non è mai stato utilizzato, è bastata la sua presentazione, con la caratteristica di poter effettuare interventi “illimitati” per far calare, stabilmente di centinaia di punti gli spread, come è successo a quello italiano. Asmussen in una intervista ieri alla Bildt ha spiegato che la sua linea difensiva sarà che “l’Omt è economicamente necessario, legalmente permesso ed efficiente nel suo impatto”. Il che si è dimostrato, sino ad oggi, vero.
Oggi intanto in un’intervista al quotidiano economico tedesco Handelsblatt il capofila dei ricorrenti contro la Bce, Peter Gauweiler, ha inasprito le sue critiche, accusando la Banca di voler diventare con questo strumento “una potenza senza limiti”. Con queste regole, ha sostenuto, “gli europei potranno vivere in un nuovo mondo alla Huxley dal credito illimitato, dove il denaro non viene guadagnato, ma semplicemente stampato”. Nel direttorio della Bce, sostiene l’esponente della Csu, alleate della Cdu di Angela Merkel, le decisioni vengono prese “sempre contro il rappresentante della Bundesbank e quindi ricadono contro la Germania”, che, sottolinea, con il suo 27% è il maggiore paese contributore della Bce.