Un rapporto “confidenziale” del Fondo monetario internazionale, diffuso ieri dal Wall Street Journal, getta nuove ombre sul ‘piano di salvataggio’ della Grecia, affermando che sono stati compiuti diversi errori, sia di pratiche che di valutazioni sulle conseguenze che le misure di austerità avrebbero avuto sul Paese. E punta il dito anche contro l’operato della Commissione europea. Affermazioni che non sono piaciute all’esecutivo di Bruxelles. “Noi fondamentalmente dissentiamo” ha detto Simon O’Connor, portavoce del commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn.
Secondo il documento trapelato l’Fmi pensa che il piano da 110 miliardi messo in campo per Atene nel 2010 avrebbe innanzitutto fallito nel permettere di posticipare la ristrutturazione del debito al 2012 invece di avviarla da subito. “Il report ignora la forte interconnessione che c’è nell’euro area. Fare partire immediatamente la ristrutturazione avrebbe dato il via a un rischio di contagio e messo in pericolo l’intero piano”, ha affermato O’Connor secondo cui un intervento più immediato avrebbe “avuto conseguenze devastanti, non solo per gli altri Stati dell’area euro ma per la stessa Grecia”. Quella del 2010 era “una situazione senza precedenti” con diversi “Stati dell’Ue che rischiavano la bancarotta. L’area euro non aveva protezioni adeguate e dovemmo fare qualcosa in poche settimane, per dare alla Grecia quello di cui aveva bisogno” ha dichiarato O’Connor. E quello che è stato fatto, secondo l’esecutivo, è stato ben fatto: “Sono stati fatti grandi progressi in condizioni estremamente difficili. C’è stato un forte consolidamento fiscale ed economico, la riforma delle pensioni, del mercato del lavoro, del sistema sanitario e il contenimento del rischio di contagio”, e soprattutto sarebbe stato raggiunto l’obiettivo principale: “Evitare l’uscita della Grecia dall’euro”. Insomma missione compiuta sembra voler rivendicare la Commissione.
Il rapporto afferma invece che gli errori sono stati diversi, tra questi valutazioni sbagliate sulla capacità del governo greco di tornare ad accedere al mercato dei capitali nonché sulla capacità da parte dello Stato di sostenere un debito che, anche a causa del piano di salvataggio, è schizzato al 156,9% del Prodotto interno lordo. “È stato fatto per prendere tempo e consentire all’area euro di costruire le difese necessarie per salvare gli altri Paesi che rischiavano di essere travolti dall’effetto contagio della crisi dei debiti sovrani” accusa il documento. Secondo il report in questi errori grandi sono state le responsabilità dell’esecutivo di Bruxelles, incapace di gestire la situazione. “Della Troika fanno parte anche l’Fmi e la Bce, e tutti abbiamo sottoscritto gli accordi”, ha ricordato il portavoce come a dire: se ci sono stati errori le responsabilità si dividono in parti uguali.
Secondo quanto riportato dal Wsj uno dei problemi che lamenta l’Fmi sarebbe quello di dover ogni volta contrattare con Bruxelles senza poter interagire direttamente col Governo greco. “Innanzitutto va ribadito che si tratta di un rapporto del personale e che quindi non rispecchia il punto di vista dell’esecutive board – ha continuato O’Connor nella sua difesa – Da parte nostra noi abbiamo sempre spinto per riforme strutturali ambizione in Grecia dall’inizio del programma. In questo la Commissione ha avuto un ruolo fondamentale e ha mostrato anche esperienza, come riconosciuto dai partner. Anche questo c’è scritto nel rapporto se lo leggiamo interamente” ha detto il portavoce.
Fatto sta che questo documento fa crescere i dubbi sul modo di affrontare le crisi dell’euro, ancora è vivo il ricordo dell’ultimo scivolone su Cipro, quando si pensò a un prelievo forzoso su tutti i conti correnti, creando panico nel Paese e costringendo il Governo non solo a bloccare la proposta, ma anche a chiudere i rubinetti degli istituti finanziari per evitare che i risparmiatori ritirassero tutti i propri soldi dalle banche. “La Troika non esisteva 3 anni fa, è un processo in corso che si confronta con questioni difficili, sotto forti pressioni. Abbiamo tradizioni diverse e approcci diversi su molte questioni, ma siamo arrivati a conclusioni costruttive insieme” ha concluso O’Connor.
Per il momento né Rehn, né la direttrice del Fmi, Christine Lagarde, hanno rilasciato alcuna dichiarazione sull’argomento, O’Connor ha spiegato che l’esecutivo preparerà una sua valutazione retrospettiva, senza però precisare quando sarà pubblicata. E intanto la Grecia fa registrare un nuovo record negativo: a marzo il tasso di disoccupazione ha raggiunto la quota del 26,8%, con un aumento di quasi 5 punti percentuali rispetto al marzo del 2012: un cittadino su 4 è senza lavoro, percentuale che schizza al 58,3% quando si tratta di disoccupazione giovanile. Forse i greci avrebbero diritto di sapere chi sono i responsabili di questo disastro, dopo la classe politica nazionale che portò il Paese al fallimento e che sembra non pagherà in nessun modo, neanche per i reati commessi.