L’argomento è stato affrontato a Ekaterinburg durante il summit Unione europea-Russia
Van Rompuy in conferenza stampa con la risposta scritta per pesare bene le parole
Putin: “Ogni tentativo di usare la forza nella regione è destinato a fallire”
Nonostante le frasi di circostanza è chiaro che le posizioni dell’Ue e della Russia sulla questione siriana siano molto lontane. O meglio: la posizione della Russia è chiara, quella europea piuttosto vaga. La prima sostiene il governo di Bashar al Assad, la seconda ha da poco fatto un passo indietro abolendo l’embargo delle armi e rimettendo così agli Stati membri la possibilità di scegliere se far arrivare armi ai ribelli o meno. Una decisione, quest’ultima, che ha “deluso” Mosca. È quanto ha dichiarato il Vladimir Putin nella conferenza stampa congiunta al termine del vertice Russia-Ue di Ekaterinburg negli Urali. Il Presidente della Federazione russa ha dichiarato: “Abbiamo ancora una volta sottolineato che ogni tentativo di influenzare la situazione attraverso la forza e un intervento militare diretto è destinato al fallimento”.
“Non abbiamo rinnovato l’embargo collettivo” perché “gli Stati si sono impegnati pubblicamente a non fornire armi. Questo servirà solo a permettere il proseguimento dei negoziati” ha spiegato il Presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. La risposta alla domanda di un giornalista sulla Siria, una domanda che il belga si aspettava sicuramente, era stata già preparata in precedenza e il Presidente ha dovuto soltanto leggerla. Segno chiaro che la delicatezza dell’argomento, e i contrasti in seno all’interno della stessa Ue, lo hanno obbligato a pesare attentamente ogni parola. Van Rompuy ha spiegato che a suo avviso “non c’è dubbio che solo la soluzione politica e i negoziati riporteranno la pace in Siria” per questo ha sottolineato più volte l’importanza dell’iniziativa congiunta di Russia e Stati Uniti che stanno cercando di organizzare una conferenza a Ginevra con tutte le parti del conflitto allo scopo di trovare una via d’uscita alla crisi. “Stiamo dando il nostro pieno sostegno a questo importante processo politico di pace. La comunità internazionale deve assumersi le proprie responsabilità di fronte a questa tragedia umanitaria, che ha effetti molto gravi sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo economico della regione e ben oltre” ha spiegato Van Rompuy.
Ma anche per questa conferenza i problemi non saranno pochi, uno di questi è capire chi dovrà rappresentare l’opposizione siriana, ancora molto frammentata e incapace di darsi un unico comando operativo. “Di certo non il gruppo che ha diffuso il video in cui un ribelle addentava un organo di un miliziano pro regime. Altrimenti non potrò garantire la sicurezza dei membri della delegazione russa” ha aggiunto ironicamente Putin.
A lui è stato chiesto conto del progetto di fornire ad Assad i missili terra-aria S-300. Armi sofisticatissime che potrebbero, non soltanto teoricamente abbattere i caccia israeliani che hanno già bombardato la Siria, ma anche complicare ogni missione di supporto militare delle potenze occidentali o regionali. Putin nell’affermare che “gli S-300 rappresentano uno dei migliori – se non il migliore – sistemi di difesa aerea nel mondo” ha assicurato però che “il contratto è stato sottoscritto diversi anni fa, ma non è stato ancora onorato”, e questo perché “Non vogliamo alterare l’equilibrio nella regione”. Almeno per il momento.
Alfonso Bianchi
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