L’Europarlamento stanco del modo in cui si svolgono le trattative sulla Politica agricola comune
De Castro (S&D): “Non siamo disposti ad aspettare il summit in Lussemburgo del 25 giugno”
La Via (Ppe): “I ministri vogliono imporci i temi da discutere, non possiamo accettarlo”
È scontro tra Parlamento e Consiglio europeo sulla Politica agricola comune. Dopo ben 24 incontri per trovare un compromesso sulla riforma, ancora non si è raggiunto un accordo sulle questioni più importanti. “Non c’è più tempo per rinviare accordi sui singoli dossier, non possiamo attendere l’ultima settimana per raggiungere un’intesa e questo deve essere chiaro” ha precisato subito in conferenza stampa il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento di Bruxelles, Paolo De Castro.
Con lui, in una sala affollatissima di giornalisti, i tre relatori dell’Aula nonché i coordinatori dei gruppi politici, a testimoniare la compattezza dei deputati sull’argomento. “Offriamo a Consiglio e Commissione tutto l’impegno possibile, possiamo fare triloghi giorno e notte e non vogliamo tirarci indietro. Ma vogliamo concludere la riforma a Bruxelles” ha continuato De Castro, sottolineando in questo modo che l’Aula non intende aspettare il Consiglio agricoltura, che si svolgerà a Lussemburgo il 25 giugno, per siglare l’intesa definitiva. “Concludere gli accordi nell’ultima notte di lavori non è possibile per noi, l’80/90% del pacchetto deve essere negoziato prima” ha dichiarato.
Secondo quanto spiegato dal presidente di ComAgri finora il Consiglio – nei 24 incontri che sono già avvenuti tra le due istituzioni che secondo i trattati di Lisbona devono trovare un accordo sulla Pac, la più importante voce di bilancio dell’Unione europea – ha mandato soltanto tecnici ai quali era stato praticamente vietato negoziare sui punti dell’accordo già raggiunto nel summit del 7 e 8 febbraio tra i capi di Stato e di governo.
“Dopo Dublino (dove c’è stato la settimana scorsa un Consiglio Agricoltura informale, ndr) ero moderatamente ottimista, ma ora abbiamo potuto constatare che non c’è vera disponibilità a trattare. Abbiamo offerto dei pacchetti negoziali, ci ha provato anche la Commissione, ma dal Consiglio non arrivano né risposte positive, né negative e nemmeno una valutazione” ha aggiunto Giovanni La Via (Ppe), uno dei tre relatori dell’Aula. “Ci sono priorità che il Parlamento ha messo sul tavolo come il sistema di allerta e le sanzioni sul greening. Ma di ciò non si può parlare perché è già tutto nelle conclusioni del Consiglio. E allora se non si raggiungerà un accordo non dicano poi che è colpa del Parlamento” ha avvertito La Via. “Chiediamo da parte loro un vero mandato negoziale, quello che hanno messo in campo finora invece è solo un mandato impositivo, e noi non siamo disposti ad accettarlo”, ha concluso il deputato.
Alfonso Bianchi
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