Morti e dispersi in Austria, Germania e Repubblica Ceca. L’Unione europea mette a disposizione i fondi di solidarietà. Il commissario Hahn: “Rammarico per chi ha perso la vita”
Forse in serata ci sarà finalmente una piccola tregua: secondo le previsioni l’intensità delle piogge dovrebbe calare e dare finalmente un po’ di respiro ad un nord Europa stremato. Da giorni, ormai, piogge torrenziali cadono dai cieli di Germania, Repubblica Ceca, Svizzera e Austria, ingrossando fiumi e canali, straripati con conseguenze pesantissime. Il bilancio di quella che in Germania hanno già definito come “l’inondazione del secolo” è per ora di quattro morti e almeno otto dispersi. Ma si tratta solo di un bilancio provvisorio.
In Austria, Germania e Repubblica Ceca molte case sono state evacuate e unità dell’esercito sono state inviate per contribuire alle operazioni di soccorso. A preoccupare sopratutto il livello del fiume Danubio già tracimato in Baviera e che ha raggiunto, e in qualche caso superato, i livelli di guardia, mettendo in stato di allerta decine di città. È stato decretato lo stato di emergenza in quasi tutte le regioni della Boemia, la parte ovest della Repubblica ceca, e in Germania. La situazione è particolarmente preoccupante a Praga, dove sono state erette barriere con sacchi di sabbia lungo gli argini della Moldava, il fiume che attraversa la capitale. Otto stazioni della metropolitana sono state chiuse e un ospedale è stato evacuato.
Una situazione eccezionale per cui è pronta a scendere in campo anche l’Europa. La Commissione europea ha inviato questa mattina un messaggio ai Paesi dell’Europa centrale colpiti dalle inondazioni: “Ci rammarichiamo molto per le persone che hanno perso la vita nelle inondazioni” scrive in un messaggio il Commissario alla Politica regionale, Johannes Hahn. “Voglio assicurare alle comunità colpite e alle autorità politiche che la famiglia europea è pronta ad aiutare laddove l’aiuto sarà più necessario”. Il sostegno europeo potrebbe arrivare dai fondi di solidarietà, istituiti proprio dopo le imponenti alluvioni del 2002, ricorda la Commissione, e utili per “aiutare gli stati membri e le aree colpiti a rimettersi in piedi e a sostenere i costi della ricostruzione e delle operazioni di emergenza”. In questa fase, ha fatto sapere il portavoce di Hahn, Shireen Wheeler, i Paesi non hanno fatto domanda, ma hanno dieci settimane per formularla e ci sono “buone ragioni per ritenere che le richieste siano accolte”.
Letizia Pascale