Le Raccomandazioni: cinque Paesi, Italia inclusa, fuori dall’infrazione. Per altri sei più tempo per adeguarsi ai target europei. Tra questi la Francia (al 4,8%) a cui l’esecutivo chiede: “Riduca il costo del lavoro abbassando gli oneri sociali”. Proposta nuova procedura solo per Malta
Sono molte più le notizie buone di quelle cattive. Da questa tornata di raccomandazioni della Commissione europea agli Stati membri arriva per tanti una boccata d’ossigeno: cinque Paesi, Italia inclusa, escono dalla procedura per deficit eccessivo, sei avranno più tempo per correggere l’eccesso di disavanzo. Forse un segnale, dopo i tanti discorsi sull’allentamento dell’austerità, con cui l’esecutivo Ue vuole ridare fiducia agli Stati e spingerli ad investire di più su crescita e occupazioni. Unica nota negativa la proposta della Commissione di avviare una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti di Malta, a soli sei mesi dalla chiusura della precedente procedura di infrazione.
Il disavanzo pubblico di Malta ha raggiunto il 3,3% del Pil, superando quindi il valore di riferimento. Una cifra, secondo la Commissione, “né eccezionale né temporanea” e destinata, stando alle previsioni di primavera, a rimanere a livelli eccessivi sia nel 2013 che nel 2014. Inoltre, ricorda Bruxelles, il rapporto debito pubblico/Pil ha superato il valore di riferimento del 60% e Malta non ha fatto progressi sufficienti verso la conformità con il parametro di riferimento per la riduzione del debito.
Ad oggi sono aperte procedure di disavanzo eccessivo per 20 dei 27 Stati dell’Ue. Cioè tutti tranne Bulgaria, Germania, Estonia, Lussemburgo, Malta, Finlandia e Svezia. Se il Consiglio seguirà le raccomandazioni della Commissione, però, tra uscite e entrata di La Valletta, il numero scenderà a 16.
Prima della classe, nel quadro tracciato da Bruxelles, naturalmente la Germania, i cui conti sono in avanzo e la cui economia è solida. “È un’ancora per la stabilità non solo per tedeschi ma per tutta l’Europa” dichiara Barroso che però avverte: “Dovrebbe però allineare i salari alla produttività aumentandoli”.
Insieme all’Italia, i Paesi che possono considerare chiusa la procedura di infrazione sono Lettonia, Ungheria, Lituania e Romania. Quelli a cui invece si è deciso di lasciare più tempo per rientrare nei parametri sono Spagna, Francia, Polonia, Slovenia, Paesi Bassi e Portogallo. Per gli ultimi due la proroga è di un solo anno mentre gli altri quattro avranno ben due anni di tempo in più.
Certo ci sarà comunque da fare, ad esempio per la Francia, che ha un deficit di bilancio al 4,8% del Pil e un debito che supera il 90%. Ma per Parigi “lo sforzo di adeguamento suggerito nel 2014 e nel 2015 – ha spiegato il presidente della Commissione, Josè Mauel Barroso – è leggermente inferiore a quello di quest’anno”. In cambio della fiducia, ha però aggiunto Barroso, “è molto importante che la Francia utilizzi questo tempo in più per affrontare i suoi problemi di competitività”: in particolare dovrebbe “ridurre il costo del lavoro, specialmente abbassando gli oneri sociali”.
La raccomandazione per la Spagna è invece quella di “migliorare l’efficienza e la qualità della spesa pubblica a tutti i livelli di governo”. Sulla buona strada la Slovenia che, secondo il commissario europeo per gli affari economici e monetari Olli Rehn, da aprile a questa parte ha accelerato il ritmo dell’approvazione delle riforme per rimettere a posto i conti pubblici e rimuovere gli squilibri. Per questo la Commissione ha prolungato i termini del rientro del deficit di due anni e non è intervenuta in modo pesante su Lubiana.
Arriva una bacchettata infine per il Belgio che, secondo l’esecutivo comunitario, “non ha agito in modo efficace sul deficit di bilancio e deve farlo”: il target indicato è un disavanzo al 2,7% del Pil entro la fine dell’anno.
Letizia Pascale