Nella finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool del 1985 morirono 39 persone
L’amministrazione vuole costruirne uno nuovo per potersi candidare agli Europei 2020
Non è bastato restaurarlo o cambiargli nome. A poco sono serviti anche i 28 lunghi anni trascorsi. Lo stadio Heysel è e rimane lo stadio dell’orrore. Di quel folle 29 maggio 1985 in cui, nel giorno della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. La partita fu giocata ugualmente e vinta dai binaconeri. Difficilmente il ricordo potrà cambiare anche ora che le autorità di Bruxelles hanno deciso di demolirlo e ricostruirlo di sana pianta.
Dopo anni di tentennamenti in cui più volte sembrava che fosse arrivato il momento della demolizione questa volta pare proprio che la decisione arriverà davvero: l’Heysel, o stadio Re Baldovino come è stato ribattezzato, sparirà per lasciare spazio ad un nuovo stadio nazionale. Una scelta necessaria perché Bruxelles possa essere presa in considerazione tra le città che potrebbero ospitare le partite degli Europei 2020, edizione che, per celebrare il sessantesimo anniversario della competizione calcistica, verrà disputata n 13 diverse nazioni europee. La nuova struttura sorgerà ad appena pochi passi dallo stadio attuale, sull’area che oggi ospita un grande parcheggio, nel comune fiammingo di Grimbergen.
Oggi, dello stadio della tragedia rimane poco: un cancello restaurato all’entrata principale e poco più. Dieci anni dopo la strage, infatti, l’impianto fu completamente rifatto in vista degli Europei del 2000. La nuova struttura, comprensiva di campo da calcio, pista di atletica e strutture per competizioni da prato fu inaugurata il 23 agosto 1995 con la partita Belgio – Germania. Anche nella versione rivista, però, il rettangolo verde di Bruxelles non ebbe vita facile: porte troppo strette e condizioni di sicurezza della struttura non adeguate stabilì la federazione calcistica belga nel 2006. E quindi niente incontri della nazionale belga e niente finale della coppa del Belgio in questa struttura che viene utilizzata solo per le partite di rugby e quelle amichevoli. Indimenticabile la sconfitta per 2 a 1 col Messico che l’Italia di Marcello Lippi rimediò proprio in questo stadio nel giugno del 2010, sconfitta che fece presagire il poi nefasto esito che la nostra nazionale rimediò al mondiale sudafricano. La città di Bruxelles si oppose in seguito alle restrizioni e riuscì a restituire lo Stadio Re Baldovino alla nazionale belga. Ma il momento dell’abbattimento prima o poi doveva arrivare.
Già a quel 29 maggio 1985, nonostante la sua fama di stadio nazionale del Belgio, l’Heysel era arrivato in condizioni tutt’altro che ottimali. Condizioni critiche che insieme allo scarso controllo della folla e ai disordini contribuirono al crollo di uno dei muri che delimitavano un settore dello stadio. E a trasformare la finale di Coppa dei Campioni in una tragedia.
“Sono passati 28 anni, ma ancora oggi, ripensare a quella notte lascia sgomenti. Ancora quasi non si riesce a credere che sia potuto accadere davvero, perché una simile follia è tanto assurda e crudele da sembrare irreale” scrive oggi il sito internet della Juventus per commemorare le vittime di quella folle giornata.
Letizia Pascale