Gli Stati membri potranno rifornire i ribelli di armamenti, pronte Francia e Gran Bretagna
Il ministro degli Esteri: “Incapacità di trovare un compromesso. La vittima istituzionale è l’Unione”
Sin dall’inizio si sapeva che non sarebbe stata una discussione facile, la questione dell’embargo alla Siria è un argomento che divide i Paesi europei. Francia e Gran Bretagna da tempo spingevano per trovare una soluzione che permettesse loro di rifornire i ribelli anti Assad di armi. Il Consiglio Affari esteri avrebbe dovuto trovare una posizione comune, un compromesso, e invece ha dimostrato soltanto, ancora una volta, che l’Unione europea non è capace di avere una politica estera. E così tredici ore di negoziato non sono servite ai ministri degli Esteri Ue per trovare una posizione comune sulla Siria, e si è deciso semplicemente che ognuno farà come vorrà. Sul tavolo c’erano tre opzioni, che però non erano state formalizzate come vere e proprie proposte: rinnovare l’embargo delle armi (che termina a fine mese) senza emendamenti; rinnovare l’embargo delle armi con l’introduzione di un emendamento che avrebbe permesso il rifornimento selettivo solo per le forze di opposizione siriane; e infine rinnovare l’embargo con l’esenzione delle ‘armi non letali’, ovvero solo ciò che serve per la logistica militare (materiale radio, mezzi di trasporto etc.), condizionato e per 12 mesi.
Soprattutto riguardo alla seconda opzione si poneva il problema di come riuscire a garantire questa ‘selettività’ nei rifornimenti. L’Italia ha spinto per la terza opzione ma senza successo. La decisione finale è stata presa a mezzanotte: restano in piedi le sanzioni economiche, ma l’embargo per le armi sarà una decisione che, a partire dal primo agosto, spetterà ai singoli Paesi membri. Francia e Gran Bretagna hanno vinto e potranno inviare rifornimenti, ma a scapito dell’unità europea.
“Non è un esito glorioso, come europeista non sono contenta” ha dichiarato Emma Bonino. Secondo il nostro ministro degli Esteri “la tentazione di rinazionalizzare molte competenze inserite nel quadro europeo è stata evidente, e non solo da parte di chi voleva un superamento dell’embargo”. Il risultato ottenuto dimostra così “l’incapacità di trovare un compromesso europeo” e ciò porta Bonino a ritenere che “in qualche modo c’è una vittima istituzionale”. Ovvero l’Unione europea. Le responsabilità secondo il ministro sono anche di chia ha gestito la trattativa, ovvero l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Catherine Ashton. “Non mia piace fare lo scaricabarile, ma complessivamente va detto che presentare opzioni e non proposte non ci aiuta ad arrivare ad alcuna conclusione” ha affermato Bonino.
L’Italia comunque rimarrà ferma nella sua posizione e non dovrebbe partecipare all’armamento dei ribelli. “Non credo – dice Bonino dopo un incontro con gli europarlamentari italiani – Riferirò della riunione al presidente del Consiglio e al ministro della Difesa, ma se pensate a una mia proposta per la vendita di armi la mia proposta è no”.
Il Consiglio Affari esteri ha anche discusso della proposta di organizzare una conferenza internazionale sotto l’egida di Onu e Lega araba a Ginevra, una conferenza aperta alle diverse parti in conflitto e sponsorizzata da Usa e Russia. “Tutti prendono la conferenza di Ginevra come già acquisita, come se fosse una cosa già decisa. Credo che la strada sia ancora lunga, anche solo per arrivarci. E comunque l’esito non sarebbe scontato” ha avvertito Bonino.
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