Sui negoziati per budget 2014-2020 grava la manovra correttiva per l’anno in corso. “Situazione pericolosa” per i britannici, “preoccupata” la Croazia. L’Irlanda prova a ostentare ottimismo
Accordo politico sul quadro finanziario pluriennale dell’Ue possibile entro fine giugno. Forse. Ci sono diverse anime in Europa, e inevitabilmente diversi punti di vista. Così c’è chi sostiene che sulle questioni di bilancio non ci siano problemi – o almeno non siano così tanti né così forti – e c’è chi invece mette in guardia su possibili stop. Il consiglio Affari generali mette in luce questa realtà, delle incognite che gravano sul bilancio settennale dell’Ue. Per l’Irlanda, paese con la presidenza di turno del Consiglio Ue, non dovrebbero esserci grandi problemi. “Penso che si possa ottenere un accordo politico sul budget settennale entro fine giugno”, sostiene Eamon Gilmor, vicepremier e ministro degli Esteri dell’Irlanda.
Meno ottimista la Commissione europea. “Sul quadro finanziario pluriennale si potrebbe raggiungere un accorso sotto presidenza irlandese, ma i tempi sono stretti”, sostiene il commissario europeo per i rapporti Inter-istituzionali, Maros Sefcovic, preoccupato per via della questione del bilancio rettificativo 2013 che “complica i negoziati” sul bilancio 2014-2020. La commissione europea ha chiesto una manovra correttiva da 11,2 miliardi per il 2013, ma il Consiglio Ue si è espresso solo per 7,3 miliardi. “Restano 3,9 miliardi in sospeso”, ricorda Sefcovic, indispensabile per far fronte a tutti i pagamenti. Il parlamento europeo, con una lettera del presidente della commissione Bilancio, Alain Lamassoure, ha avvertito che senza un accordo sul bilancio per il 2013 non si procede a negoziare il periodo 2014-2020. “Ci troviamo in una situazione pericolosa”, avverte – e non a torto – il ministro britannico per l’Europa, David Lidington. Non avere un accordo sul quadro pluriennale entro fine giugno vuol dire rimettere tutto a dopo l’estate, cioè a ottobre, dopo le elezioni tedesche. L’Europa rischia tanto, ma non tutti gli Stati membri – stando alle parole di Lidington – saranno disposti a compromessi. “Un accordo nei tempi giusti è importante, ma non ad ogni costo”. Una posizione condivisa dalla Svezia. “Il compromesso raggiunto sul bilancio correttivo è rilevante”, sostiene il ministro svedese Birgitta Ohlsson. Tradotto, per il governo di Stoccolma 7,3 miliardi in più per il 2013 è già abbastanza. La situazione “ci preoccupa”, ammette Josko Klisovic, ministro degli Esteri e per Affari europei della Croazia. “Per noi è fondamentale che si risolva la questione del bilancio prima dell’estate per poter iniziare a lavorare”. La Croazia, che dovrebbe diventare ventottesimo membro a partire da luglio, vorrebbe trovare una situazione gestibile e poco caotica.
Non entra nel merito l’Italia. “Certezza del bilancio” è l’unica cosa richiesta dal ministro per gli Affari europei. Per il resto “è positivo che ci sia un dialogo aperto con il Parlamento europeo”, sostiene Enzo Moavero Milanesi. Peccato che il Parlamento abbia chiuso i margini di dialogo. La posizione degli stati membri sulla proposta di bilancio rettificativo “è inaccettabile” per Giovanni La Via (Ppe), relatore del bilancio 2013 in commissione Bilancio del Parlamento europeo. Alla fine del dibattito la presidenza irlandese è costretta a riconsiderare i toni ottimistici: trovare la quadratura del cerchio entro giugno più che possibile è doveroso. “Sarebbe rischioso rimandare un accordo all’autunno, perchè avremmo un situazione diversa” dall’attuale, sostiene Eamon Gilmore. La situazione, in sostanza, è più delicata di quanto sembri.
Renato Giannetti
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