Accusato di diffamazione dal Pm Robledo, l’ex europarlamentare non sarà protetto perché quando rilasciò le interviste incriminate “non agiva nell’esercizio delle sue funzioni”
Non potrà avvalersi della difesa dell’immunità parlamentare Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano del Pdl ed ora senatore montiano, accusato di diffamazione dal magistrato milanese Alfredo Robledo, per due interviste in cui attaccava i suoi metodi investigativi. All’epoca dei fatti Albertini era europarlamentare e spettava quindi all’assemblea di Strasburgo valutare se le sue dichiarazioni fossero coperte o meno da immunità. La decisione è arrivata oggi quando gli eurodeputati hanno approvato, per alzata di mano, la relazione firmata dal socialdemocratico tedesco, Bernhard Rapkay in cui si invitava a non accordargli questa protezione. Motivo: “concedendo entrambe le interviste Albertini non agiva nell’esercizio delle due funzioni di deputato del Parlamento Ue”.
Arriva così la conferma definitiva della decisione già presa ad aprile, quando la Commissione giuridica del Parlamento europeo aveva approvato la proposta dei revoca dell’immunità con 22 voti favorevoli, 2 contrari e una astensione.
Alla base della causa per diffamazione intentata da Robledo contro Albertini, due interviste, relative al processo sui derivati acquistati dal Comune di Milano: secondo quanto riportato nella relazione Rapkay una è comparsa sul Sole 24 ore il 26 ottobre 2011, l’altra sul Corriere della Sera il 19 febbraio 2012. In queste occasioni Albertini giudicava “arbitrarie” le indagini sul caso derivati e affermava: “L’inchiesta parte dallo stesso pm che interrogava di notte con metodi da Gestapo i consiglieri comunali e i dirigenti del Comune sugli emendamenti in bianco, poi dimostratosi un reato inconsistente”. E ancora, l’ex sindaco di Milano parlava di Robledo come del “pm che ha insabbiato il fascicolo Serravalle per oltre sei anni, prima che i suoi colleghi di Monza lo riaprissero. Il personaggio fa sempre un gran polverone – diceva – e raggiunge la notorietà: quanto all’ esito delle sue inchieste, è tutto da vedere. Spesso non arrivano a sentenza”.