114 conservatori e diversi laburisti chiedono un impegno esplicito su contenuti e data del voto sull’Ue. Anche se sconfitti in Aula, gli euroscettici crescono di ora in ora, anche nel governo
La mozione non è passata, ma il peso resta tutto. Centotrenta deputati britannici (114 conservatori e 16 tra laburisti ed altri) hanno chiesto al premier David Cameron di superare a destra il partito nazionalista Ukip, in continua crescita elettorale. Il campo di battaglia è stato il referendum “fantasma” che il primo ministro ha promesso per il 2017 sul rapporto tra Gb ed Unione europea. L’ala più euroscettica del partito conservatore ha presentato una mozione che chiedeva un emendamento al discorso della regina – che è in realtà l’espressione solenne e monarchica del programma di governo per l’anno seguente – rimproverando al premier di non aver inserito un riferimento preciso allo svolgimento di un referendum sull’Unione europea.
In 277 hanno votato contro e la mozione non è passata, ma il messaggio, la minaccia per Cameron, resta forte. Non è bastata ai rivoltosi la bozza di una proposta di legge presentata dal premier due giorni fa contenente il quesito preciso da sottoporre con il promesso referendum sull’Ue, fissato “entro il 31 dicembre 2017”. Nigel Farage intanto se la gode e pensa a come crescere ancora, mentre due membri del governo, il segretario alla Difesa e quello all’Istruzione, dicono esplicitamente che sarebbe meglio star “fuori dall’Ue”. Tra l’altro la questione referendum mette in grande difficoltà i deboli alleati di maggioranza, i liberali di Nick Clegg, che farà campagna elettorale a favore della partecipazione all’Unione.
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