Al Cese si è discusso del lavoro delle organizzazioni umanitarie, reso più difficile dal taglio di un quarto dei fondi destinati alla cooperazione internazionale dell’Unione Europea
Nuove povertà in Europa, crisi, tagli agli aiuti umanitari, la dignità della persona umana come obiettivo. Il Comitato Economico e Sociale dell’Ue (Cese) ha ospitato a Bruxelles un dibattito dal titolo “L’ultimo miglio: al cuore dello sviluppo” organizzato dalla fondazione AVSI, impegnata in progetti umanitari in Africa, Asia e America Latina per discutere il ruolo europeo nello sviluppo sostenibile in questa difficile fase economica.
La fondazione, presente in 39 Paesi nel mondo, opera soprattutto nei settori socio-educativo, sviluppo urbano, sanità, lavoro, agricoltura, sicurezza alimentare e acqua, energia e ambiente, emergenza umanitaria e migrazioni, raggiungendo più di 4.000.000 beneficiari.
I l lavoro delle organizzazioni umanitarie è reso, però, più difficile dal recente taglio di un quarto dei fondi destinati alla cooperazione internazionale dell’Unione Europea. Non poche sono, comunque, le polemiche sull’inefficacia dei progetti europei finanziati negli ultimi anni. Alberto Piatti, dell’AVSI, ha ricordato che ciò che rende efficace l’aiuto umanitario è avere come obiettivo principale la persona che ha bisogno di aiuto. “Il punto iniziale dello sviluppo è la persona,e il punto terminale dell’aiuto è la persona. Durante l’ultimo secolo l’Unione Europea ha cercato di creare una struttura ma il vero problema è l’ultimo miglio, ossia come raggiungere il traguardo, le persone ”.
Luca Jahier, Presidente del Gruppo Attività Diverse del Comitato Economico e Sociale Europeo, ha spiegato di essersi “accorto che tutti i documenti ufficiali dell’Unione Europea negli ultimi 15 anni hanno dimenticato la cooperazione . Si devono trovare progetti locali che aiutino i Paesi a sostenersi da soli. Questo deve essere il progetto europeo per il 2015 e in futuro”. Importante, secondo i partecipanti al dibattito, è il coinvolgimento dei sindacati, della società civile, delle autorità locali, nazionali ed internazionali insieme per collaborare ad un piano umanitario sostenibile.
Le persone, le famiglie, le comunità devono rimanere al centro dei progetti. Non si può pensare allo sviluppo di persone con cui non si entra mai in contatto. Meeting Point International, associazione partner di AVSI in Uganda, la cui fondatrice Rose Busingye è intervenuta al dibattito di Bruxelles, ad esempio coinvolge nei suoi progetti direttamente oltre 2.000 donne, anche sieropositive che da “escluse”, sono diventate promotrici di un cambio radicale del loro quartiere: lavorano, si sostengono a vicenda, hanno voluto una scuola di qualità per i loro figli perché l’educazione è per loro la chiave dell’emancipazione. L’organizzazione di Rose Busingye opera in una delle aree più povere di Kampala, capitale ugandese, dove le persone muoiono ogni giorno per conflitti familiari o malattie incurabili, spesso per mancanza di medicine adeguate e troppo costose. La direttrice di Meeting Point International ha raccontato che in questa condizione di estrema povertà si instaura un clima di solidarietà anche con Paesi più lontani “uomini poveri che lavorano spaccando pietre per giorni, hanno inviato il loro ricavato ai terremotati dell’Aquila”. “Il cuore dell’uomo è internazionale, non ha colore” ha concluso Busingye.
A rappresentare le Istituzioni al dibattito c’era Thijs Berman, Parlamentare Europeo del Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D), che si è interrogato su “quale valore aggiunto dell’Unione Europea rispetto ad altri attori? Non possiamo – ha sostenuto l’eurodeputato – avere lo stesso ruolo che avevamo in passato, dobbiamo avere un ruolo più politico e meno tecnocratico. L’Europa si deve impegnare a lavorare per promuovere solidarietà, aiuti a piccoli agricoltori, tecnologie avanzate. Si deve far sì che la libertà dell’uomo diventi sempre più cosa comune”.
Jahier ha concluso con uno stimolo: “È vero che abbiamo un ruolo nella cooperazione e, nonostante la pesante crisi economica che attraversa gli stati membri, deve rimanere una priorità. Quando l’Africa è nel tuo cuore mai andrà via”.
Irene Giuntella
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