Il ministro dell’Economia debutta all’Eurogruppo e piace ai colleghi. Dijsselbloem sottolinea però che “all’Italia chiediamo di continuare il percorso di consolidamento di bilancio avviato dal governo precedente”
Fabrizio Saccomanni si è presentato a Bruxelles, ed è andata bene, per ora. Grandi sorrisi come se si fosse tra vecchi amici, e certo la sua fama come dirigente della Banca d’Italia lo ha preceduto nel club dell’Eurogruppo, che si è riunito ieri sera a Bruxelles, sentendosi poi “rassicurato” dal nuovo ministro dell’Economia italiano. E’ una buona partenza. Ai colleghi il ministro ha spiegato che in Italia c’è “un ampio consenso politico per fare questo tipo di mantenimento, di combinare il consolidamento, il rafforzamento della finanza pubblica con programmi di riforme e interventi su questioni urgenti senza sconvolgere gli impegni assunti”. Questo ha tranquillizzato chi vuole esserlo, chi teme l’instabilità dell’Italia, che potrebbe diventare fonte di contagio per altri paesi dell’euro, e lavora a sostenere un governo che tenta di mostrarsi credibile in Europa.
Era un po’ lui la stella dell’incontro, lo si voleva vedere bene in faccia per misurarne la credibilità e per ora ha superato l’esame, anche perché tutto è sospeso fino a giugno. “È la Commissione che ci deve dire se un Paese ha bisogno di più o meno tempo, questo vale per tutti”, aveva spiegato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, e dunque “la proposta della Commissione sull’Italia arriverà alla fine di maggio e noi la discuteremo nell’Eurogruppo di giugno”. Ma sia chiaro, ha aggiunto dopo la riunione, “all’Italia chiediamo di continuare il percorso di consolidamento di bilancio avviato dal governo precedente”. I ministri dell’Economia dell’euro aspettano il 29 maggio, quando l’esecutivo europeo dirà se l’Italia sarà fuori dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, e secondo le previsioni lo farà. A quel punto le misure che Saccomanni ieri ha illustrato nelle linee generali dovranno diventare provvedimenti concreti, che dimostrino che l’Italia saprà mantenersi stabilmente sotto il rapporto del 3% tra deficit e Pil. Dopo sarà anche possibile, anche se non è ancora certo, scomputare gli investimenti “produttivi” dai conti negativi, e dunque sostenere notevolmente la ripresa.
Però alla fine di maggio ci si deve arrivare, la decisione non è presa, e dunque ieri si è giocata la prima mossa di una partita lunga da terminare, ma che parte su buoni presupposti. Saccomanni ha fatto una buona impressione: “Abbiamo dato il benvenuto al nuovo collega italiano – ha continuato l’olandese Dijsselbloem, che con il neo ministro ha chiacchierato e sorriso all’inizio dell’incontro -, che ci ha presentato le priorità politiche, e ci ha rassicurato sul fatto che il governo intende proseguire l’agenda ambiziosa di riforme strutturali per aumentare il potenziale di crescita ed affrontare gli squilibri”.
“Sack o’ money”, come scherzosamente qualcuno lo chiama a Bruxelles, giocando sui suoni, ha illustrato senza scendere in dettagli. Ha confermato l’obiettivo del bilancio “prossimo all’equilibrio” in termini strutturali (cioè al netto del ciclo economico e delle una tantum).
Il messaggio che la riunione di ieri sera ha voluto lanciare è stato di tranquillità. E’ stata deciso il pagamento della prima tranche di aiuti a Cipro, due miliardi che saranno versati oggi ed uno entro la fine di giugno, su un totale di dieci da fornire entro il 2016. “Non ci sono problemi di stabilità”, è stato osservato per la felicità del ministro dell’Economia dell’isola Haris Georgiades, e dunque si può procedere con il contagocce. La Grecia continua con il suo lavoro di risanamento, e ieri c’è stata qualche tensione nelle strade con proteste contro il governo che tenta di impedire uno sciopero degli insegnanti. L’Eurogruppo però non si è preoccupato più di tanto ed ha apprezzato il lavoro fatto ad Atene. La nuova “stella nera” potrebbe però essere la Slovenia. Il nuovo governo ha annunciato un forte piano di privatizzazioni di banche e imprese industriali. “Ce la possono fare da soli”, ha detto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaueble, sottolineando, come un disco rotto, che “sarà necessario un forte programma di austerità”.